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Governo, quanto pesa l'ok dell'Ambrosetti

Photo Credits: AKAstudio-collective

Mai, almeno da molti anni, al Forum Ambrosetti di Cernobbio - specchio e palcoscenico del ritorno dell'economia e della politica-geopolitica dopo la pausa estiva (quest'anno per l'Italia è stata tutt'altro che pausa, però, ndr), non si respirava un'apertura di credito così ampia, seppure ampiamente moderata da prudenza, verso un governo nazionale.
Un fatto strano  perché o'Esecutivo Conte 2 nasce dall'incontro di due forze che si sono odiate, che esibiscono una contrapposizione ideologica ancora profonda, entrambe in tempi recenti non reduci da grandi prove di consunzione di un Paese in travaglio ultradecennale. Eppure... eppure con tanta prudenza, con il timore di azzardare troppo - banchieri, finanzieri, economisti e soprattutto industriali e manager preferiscono non fidarsi troppo di un governo addirittura con la sinistra radicale al suo interno oltre alla presenza maggioritaria di una forza ancora populista - alla fine da questa parte del lago di Como si è tratto un grosso respiro di sollievo per come è finita l'avventura burrascosa giallo-blu con l'esclusione di un elemento aizzante, tracotante, avventuroso come il leghismo salviniano, alleato stretto della peggiore destra estrema mondiale. Un'emarginazione di un fattore perturbatore non di poco conto e foriero di diventare totalizzante se avesse raccolto i voti delle Europee, addirittura incrementati. E il fatto che  questa espulsione abbia coinciso con la svolta grillina verso un'accettazione inedita della Ue, prima con il via libera decisivo a Ursula von der Leyen, poi appunto con il sì alleanza con il Pd in chiave nettamente europeista, non ha fatto altro che consolidare un asse continentale che Bruxelles vedeva compromesso con il precedente governo e di cui aveva bisogno come l'aria di fronte alla minaccia, seppure ridimensionata, sovranista e alla Brexit, forse hard, imminente.
Il sollievo, il vago appoggio, la sottile speranza trapelano dal televoto dell'Ambrosetti sul futuro prossimo italiano, sondaggio che alla fine premia la fiducia sulla situazione attuale e sulle prospettive con un 60% articolato tra il sufficiente, il medio e l'alto. La controprova arriva dalle attese sul nuovo governo che, sempre nello spettro fra aspettative molto basse e molto alte, si attestano un po' oltre il 50 %, mentre il giudizio negativo nel suo complesso sul governo precedente veleggia su quote superiori al 90%. (QUI)
La dotazione di partenza per il Conte 2 è dunque ampia e anche Cernobbio finisce per allinearsi al fronte che va, singolarmente, da Trump alla Merkel. Fin troppo ampia, quindi e dal lago - dove singolarmente il neogoverno pur senza fiducia ancora e impegni di partito, da deciso di non scendere limitandosi al solo ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, un po' poco sul piano di una comunicazione mai così importante per il Paese più che per la comunità di esperti - sono partiti anche gli avvertimenti: nessuna preclusione , o quasi, rispetto al colore della coalizione, ma attenzione massima e giudizio sui provvedimenti. Un concetto ribadito con forza dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (QUI) secondo il quale non si deve chiedere più deficit per spese correnti, ma piuttosto si punti su un grande piano infrastrutturale europeo - da 500 o anche 1000 miliardi - da finanziare anche con eurobond usando anche il grande credito ottenuto che ricolloca l'Italia - ha detto - nel suo ruolo storico e fortemente europeista a fianco dei "grandi", Germania e Francia. "Questa Europa - ha avvertito - deve riprendere a parlare ai cittadini dandosi grandi obbiettivi. Occorre cambiare metodo: prima  individuare i provvedimenti, cercare le risolse e poi arrivare ai saldi di bilancio.

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