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Quanta Europa, quanto voglia di Europa, quanta Europa mamma premurosa e necessaria passa dalle parti di Cernobbio e dl forum TEHA Ambrosetti in questi giorni! Va detto che il “salotto memory” della buona finanza mondiale non è mai stato euroscettico o peggio: in riva al lago di Como economisti, manager, banchieri,
imprenditori e varie star della geopolitica internazionale l’attaccamento al Vecchio Continente e alle sue istituzioni è sempre stato saldo e fedele, seppure - soprattutto in campo imprenditoriale - con quella sottile vena carsica di fastidio attorno al profluvio normativo, alla burocrazia soffocante e alla volontà di regolamentazione di trust e monopoli vari.
La seconda giornata del forum , dedicata appunto all’Europa , ha rafforzato , se possibile, l’afflato unionista del primo giorno, il giudizio positivo sui principali leader (e negativo su Boris Johnson) anche se in molti commenti, off the record, è trapelata la volontà di ancoraggio a un’idea, anzi a un corpus di Stati e norme comuni, che passati attraverso il voto ha finito per rafforzarsi nella sua vittoria sul istanze sovraniste.
La consultazione dei partecipanti, attraverso il voto elettronico, ha dimostrato che l'Europa torna centrale e riscuote una fiducia che non si vedeva da tempo: alla domanda sul livello di fiducia sulla
situazione attuale e sulle prospettive future
dell’Unione Europea si è passati dallo 0% dello scorso anno al 3,5 di oggi sul riscontro "altissimo" e dall'8 al 22,8% attuale alla voce "alto". per converso il livello "basso" è passato da 35% al 22% e dal 13,3 al 4,1% alla voce "molto basso".
Del resto, come ha confidato un partecipante alla sessione chiusa dedicata a “Più o meno Europa nel nostro futuro? lezioni apprese e priorità della nuova Commissione europea”, Bruxelles sembra aver cominciato a capire che la linea dell’austerità assoluta, quella che ha umiliato la Grecia, non paga più e non è più possibile.
Il televoto fra i partecipanti però in parte non ha confermato questa impressione, nonostante il racconto e la testimonianza di Alexis Tsipras, l'ex premier, di fronte alla platea. Nella votazione infatti la maggior parte ha finito per non condannare le politiche Ue in Grecia, non giudicandole positivamente e laddove il giudizio era negativo, in misura considerevole è mutato dopo la ricostruzione e l'analisi di Tsipras
Ma i timori sono destinati ad aumentare soprattutto ora, per la Brexit da un lato e dall'altro che la stessa Germania deve fare i conti con una recessione ormai cavalcante che sta scaricando, appunto, sul resto del Vecchio Continente il peso della sua locomotiva ormai vicina al drammatico stop. * E quindi - ha confidato un altro partecipante dopo aver ascoltato la “lezione” appresa da Tsipras - non resta che affidarsi all’Unione sperando che, a fronte della punizione che ci infligge Trump con la sua guerra alla Cina (ecco il televoto sul presidente Usa e le sue politiche) , lavori per rafforzare l’export verso l’Asia dove nuovi mercati e nuove opportunità ci si aprono per le nostre tecnologie e le nostre merci”. Anche perché, come ha ammonito l’ex presidente Ue Romano Prodi a suo agio nel cotè del Villa d’Este, non è il caso di fermarsi solo dentro i confini nazionali, ma guardare all’Europa nel suo insieme di popoli, anche per una questione di rapporti demografici. Dinamiche quelle delle popolazioni che hanno anche fatto capolino qua è là nel dibattito sulle migrazioni, non emergenza ma senza dubbio problema da gestire, ancora una volta però solo in una prospettiva europea. “Ai tempi del mio governo - ha spiegato Prodi - con il piano triennale avevamo cercato, e c’eravamo riusciti, a mettere un po’ di ordine in quegli arrivi. Sebbene, e va detto, allora la situazione era più facile, i migranti erano meno e guardati con simpatia, pensiamo solo alle badanti o ai lavoratori agricoli di cui c’era grande bisogno”.
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