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Nel nome delle tasse. E delle illusioni


Bisogna essere sinceri: Trump ha costretto la Cina a trattare sul riequilibrio dell'interscambio commerciale, ha riaperto con la Corea del Nord superando addirittura con una decina di passi il 38° parallelo, sta mettendo alle strette l'Iran con le sanzioni, ha costretto il Messico a impegnarsi nel contenimento delle migrazioni.

E non è tutto. In Europa, pur dopo aver vinto, gli europeisti sono in difficoltà con la nuova commissione e gli incarichi chiave, i Paesi di Visegrad con l'appoggio italiano  stanno riuscendo a condizionare Francia e Germania. In Italia i nuovi numeri dell'Istat inducono sull'ottimismo per il mercato del lavoro, il governo forse ce la fa a evitare la procedura d'infrazione Ue e Salvini ha la meglio su quasi tutti i dossier e si prepara alla madre di tutte le battaglie, il taglio fiscale impropriamente chiamato flat tax.
Ecco il fisco. Prima di approdare in Italia, diamo uno sguardo oltre oceano là da dove arriva la "ricetta magica" di tutte le destre - e Salvini per primo - dell'abbassamento delle tasse che scatena la ripresa dei consumi e quindi la crescita del Paese. Un credo - la curva di Laffer - che arriva dalla Reaganomics anni 80 e divenne il faro per la Thatcher ma la cui efficacia non è mai stata dimostrata. (Leggi qui e qui). Una scelta che comunque ha due conseguenze, queste sì fin troppo evidenti: un aumento del deficit e quindi del debito pubblico e un aumento delle disuguaglianze visto che una flat tax o un taglio fiscale molto simile finisce per premiare soprattutto chi guadagna di più e concedere vantaggi trascurabili o inesistenti, alle classi più basse e a quella media. Oltre al fatto che, una tale politica fiscale è applicata solo in pochi Stati in condizioni molto particolari, a cominciare dalla dimensione degli stessi.
In America però Trump mette sul piatto i numeri positivi della crescita (che prosegue dall'epoca di Obama) a riprova dell'efficacia dei suoi tagli. Intanto i risultati sul bilancio pubblico sono ben tradotti dal grafico qui sotto che mostra come dal 2020 al 2029 il deficit sarà di 7 mila 259 mld di dollari.
Secondo la Casa Bianca i vantaggi per la classe media sono evidenti, ma le tabelle e i riscontri degli organismo istituzionali dicono un'altra cosa.



I dati non mostrano particolari effetti, almeno differenti di molto rispetto al periodo pre Trump. Nell'agosto dello scorso anno il presidente ha detto che, con i vantaggi assicurati in particolare alle aziende per riportare in America gli utili nascosti all'estero, le casse pubbliche avrebbero avuto un rientro di 4 forse anche 5 trilioni di dollari. Uno studio del Wall Street Journal ha mostrato che su 2,7 trilioni di profitti tenuti lontano dagli Usa, alla fine grazie al "regalo" di Trump sono rientrati non più di 143 mln. In compenso le entrate statali sono scese del 30% e i vantaggi maturati dalle companies sono stati usati soprattutto per riacquistare azioni proprie - +50% nella prima metà del 2018 - o per operazioni finanziarie. Evidenti i profitti prima delle tasse e dopo la tassazione con la caduta di quest'ultima:
Ancora più eclatante la disparità che si crea tra i guadagni dei lavoratori e di chi è proprietario delle aziende. Ecco il grafico


Il paradosso però sta emergendo in questi ultimi mesi: i consumatori americano in questi mesi hanno speso di più - contava il clima positivo, la bassa disoccupazione, ma ci sono i segnali di un raffreddamento sia degli acquisti, che della crescita dei salari e della creazione di posti di lavoro  - chi invece vede nero il futuro e non investe sono le imprese. Finiti i riacquisti, ora le aziende sono preoccupate per le guerre commerciali e fanno i conti con i minori vantaggi che avranno in futuro dai tagli fiscali.
For the quarter that ended Sunday, for example, the economic research firm Macroeconomic Advisers projects that personal consumption will have risen at a 3.7 percent annual rate, while business spending on structures and equipment will have fallen at annualized rates of 4.6 percent and 4.4 percent.
Those and other forces, in those estimates, suggest moderate economic growth, a net 2 percent rate. (New York Times)
Anche per questo Trump ha in serbo un'altra sorpresa da fare entrare in vigore, sfidando il Congresso e ricorrendo a un decreto esecutivo, prima del voto del 2020: un ulteriore taglio delle tasse, anche questo a vantaggio dei più ricchi e delle aziende. Lo racconta Bloomberg secondo il quale ci sarebbe un intervento sulle plusvalenze per l'inflazione, quindi sugli investimenti di lungo periodo. 
La maggior parte dei benefici andrebbe alle famiglie ad alto reddito, con l'1% superiore che riceve l'86% del beneficio, secondo le stime del 2018 del Penn Wharton Budget Model. La politica potrebbe ridurre le entrate fiscali di $ 102 miliardi su un decennio (Bloomberg)

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