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L'hi-tech della discordia



Tira e molla, alla fine la fune può spezzarsi. Ma la Casa Bianca cerca un accordo e forse è proprio in questa spiegazione, che tradisce una debolezza di fondo, il motivo delle mosse delle ultime ore. Mercoledì titoli azionari ancora sul saliscendi, ma in netto territorio negativo, dopo le ultime indiscrezioni sulle mosse di Trump
nella guerra commerciale con la Cina. Gli investitori stanno cercando aiuto, come sottolinea Reuters, nelle obbligazioni, verso le monete rifugio dal franco svizzero allo yen giapponese.
Il motivo sta tutto, dopo il momentaneo relax con la sospensione per 90 giorni delle sanzioni contro Huawei, nella possibilità che Washington metta nel mirino  la società di videosorveglianza cinese Hikvision.

Il caso Huawei

L'appiglio, un po' insolito vista la noncuranza che ha sempre contraddistinto l'Amministrazione Trump sul rispetto dei diritti umani, è proprio il modello che la Cina sta sperimentando in alcune sue zone e ben raccontato dal New York Times che ha spiegato il modello intrusivo della polizia attraverso una simulazione nella città di Kashgar nello Xinijang:
"Una visione a cielo aperto di Kashgar, un'antica città della Cina occidentale, è balenata su uno schermo dalle dimensioni di una parete, con icone colorate che segnalano stazioni di polizia, posti di blocco e luoghi dei recenti incidenti di sicurezza. Con un clic del mouse, un tecnico ha spiegato che la polizia può prelevare video dal vivo da qualsiasi telecamera di sorveglianza o dare un'occhiata più da vicino a chiunque passi attraverso uno dei migliaia di posti di blocco della città.
Per dimostrare, ha mostrato come il sistema potrebbe recuperare la foto, l'indirizzo di casa e il numero di identificazione ufficiale di una donna che era stata fermata a un posto di blocco su un'autostrada principale. Il sistema ha setacciato miliardi di record, quindi ha mostrato dettagli sulla sua educazione, legami familiari, collegamenti a un caso precedente e recenti visite a un hotel e un internet cafè."
L'applicazione di sistemi militari nella vita civile rappresenta un salto di qualità non indifferente nel programma di evoluzione  hi-tech della sicurezza interna anche in un Paese chiuso e repressivo come la Cina.
Da questo punto di vista quindi l'Amministrazione Usa ha una motivazione importante su cui premere, anche se, come nella vicenda Huawei, dietro vi sono altri progetti e soprattutto altre preoccupazioni. Che sono quelle di tentare di recuperare il gap fra i progressi tecnologici cinesi e quelli made in Usa. Che, come è facile intuire, danno un vantaggio non indifferente sulla conquista dei mercati esteri.
Nell'attacco a Huawei questi intenti non sono neppure troppo nascosti - viste anche la macroscopiche "dimenticanze" - , in particolare alla luce della nuova tecnologia 5G e della sua implementazione nelle reti di interi Stati o addirittura continenti, come ad esempio l'Europa.. Una tecnologia quella del 5G in cui la Cina, ricorda Linkiesta, è molto avanti e più conveniente dal punto di vista economico rispetto agli Stati Uniti. (Leggi qui)
"Con circa $ 105 miliardi di vendite globali lo scorso anno, Huawei è il secondo più grande venditore al mondo di telefoni cellulari e il più grande venditore di apparecchiature utilizzate per costruire reti wireless 5G o di 5a generazione" . (The Washington Post)
Sullo sdfondo, ma neppure troppo, resta la questione base: la guerra tecnologica non aiuta nessuna delle due parti, anzi entrambe ne risulteranno ferite.
Come ha sottolineato Ina Fried su Axios...
"... People think of China's internet as mostly separate from ours, not only because of the language/alphabet differences but also because of different laws, different culture and a separate set of dominant internet firms (like Baidu and Tencent). That separation masks just how interconnected the 2 countries' technology industries are, particularly at the hardware level".
Sempre secondo Axios gli Stati Uniti dipendono in larga misura dalla Cina per fabbricare molti prodotti chiave e la Cina, a sua volta, dipende dal software e dai chip degli Stati Uniti per i suoi dispositivi e i suoi data center.
"Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno esportato in Cina 19,3 miliardi di dollari di prodotti e servizi tecnologici, contando direttamente per oltre 52.000 posti di lavoro. E mentre la Cina esporta molto più tecnologia negli Stati Uniti - stimata in 187,7 miliardi di dollari - molti  di questi prodotti includono dispositivi progettati negli Stati Uniti, inclusi Apple iPhone, Amazon Echos e Google Nest".

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