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I capitalisti ora hanno paura. Ma non del socialismo


E' un dibattito che sembra surreale. ma non lo è e lo prova il tour di Ro Khanna un rappresentante democratico della California che proprio tra il popolo dei ricchi, ricchissimi della Silicon Vally si è confronto con un nuovo sentimento che anima e pervade questa categoria: la paura.

C'è stato un tempo - si racconta nel reportage del Washington Post - in cui questa parte della società suppliva con il suo spirito filantropico alle manchevolezze dello Stato e allo stesso tempo aiutava la  il mondo e soprattutto l'America con prodotti innovativi, spingeva l'economia e  spingeva verso una società più aperta, giusta. Insomma Democratica.
Il mondo però è cambiato e i ricchissimi, i neo ricchi della Silicon Valley, i progressisti delle compagnie più avanzate se ne stanno rendendo conto. Non è solo il popolo di Trump ad avercela con loro, è anche una parte consistente del resto del mondo, anche il mondo Dem, a puntare il dito contro i ricchi, contro le 100 aziende che una volta guidavano gli States e ora sono solo cinque, le cinque più grandi e potenti.
E' la rivolta contro le élite, a prescindere, come ha constatato Khanna nei suoi incontri con i miliardari che non capiscono come tutto si sia ribaltato e ora sia proprio la spinta capitalista, il meccanismo del capitalismo a finire sotto accusa in quanto ritenuto responsabile della disuguaglianza e della crisi globale. A spingere su questo pedale non sono solo o soprattutto le ali sinistre dei Dem - Sanders e la Warren in particolare che hanno deciso di spingere su una maggiore tassazione dei patrimoni e dei guadagni - ma una parte consistente del popolo che ha mandato Trump - il più ricco, tra i più ricchi - alla Casa Bianca.
"Klarman wasn’t opposed to more progressive taxation or regulation. But he worried that these new proposals went much too far. “I think we’re in the middle of a revolution — not a guns revolution — but a revolution where people on both extremes want to blow it up, and good things don’t happen to the vast majority of the population in a revolution,” he said."
Una società più arrabbiata e più disperata  mette sul banco degli imputati il capitalismo, anche quello più progressista. Un esempio vale per tutti: un insegnante ha spiegato a Khanna il quale ha raccontato come questo docente ha detto che la sua domanda non era se sarebbe mai stato in grado di permettersi una casa, ma che non poteva permettersi l'assicurazione sanitaria.
In questo contesto è emerso pure che la tecnologia, al di là del facilitare la vita degli uomini, potrebbe al contrario complicargliela cancellando i posti di lavoro. Sebbene la discussione sulla prospettiva apre le porte alla possibilità di liberarsi dal lavoro e di guardare allo Stato come colui che ti paga per vivere senza un'occupazione.
“What happens if you can actually automate all human intellectual labor?” said Greg Brockman, chairman of OpenAI, a company backed by several Silicon Valley billionaires. Such thinking computers might be able to diagnose diseases better than doctors by drawing on superhuman amounts of clinical research, said Brockman, 30. They could displace a large number of office jobs. Eventually, he said, the job shortages would force the government to pay people to pursue their passions or simply live. Only Andrew Yang, a long-shot presidential candidate and tech entrepreneur, supported the idea of government paying citizens a regular income. But the idea of a “universal basic income” was discussed regularly in the valley." (The Washington Post)
Approfondimenti

L'analisi di Axios sul nuovo capitalismo americano 

E i ricchi sono sempre più ricchi (Axios)

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