"Preferisco decidere sull'uso dei soldi del Recovery piuttosto che assistere da fuori". La sostanza del nascente governo Draghi e dell'ondata di ottimismo che pervade il ondo politico italiano, le grandi attese che si palesano in ogni talk show, la sostanza sta nelle parole del leader della Lega Nord, Matteo Salvini , che sta preparando il suo appoggio all'ex presidente della Bce.
Pragmatismo, si chiama. Una dote per un politico. Meno se si guarda alla sostanza, laddove il pragmatismo fa rima con convenienza. Su diversi piani, per la Lega: sul piano dell'immagine, dando modo a Salvini di trarsi fuori - almeno in apparenza - alle strette maglie sovraniste e cominciare a mettere un piede nel salotto buono dell'Europa, in vista magari di un futuro rapporto se la destra arrivasse al governo. Sul piano della sostanza perché in tal modo la voce del partito peserà, o si vorrebbe che pesasse , nella destinazione, indipendentemente dagli indirizzi di Bruxelles, preferendo determinati progetti, supportando particolari lobby, toccando settori piuttosto che altri. Sul piano politico, infine, perché il partito può presentarsi al voto con le sue parole d'ordine, maturate in questi anni di sovranismo casalingo e anche un bel po' continentale, aggiunte al buon governo di Draghi e al favore ricambiato dei settori "aiutati".
I due sentieri di Draghi secondo Michele Boldrin Mario Draghi a Chigi - I due sentieri che puo' prendere | Liberi oltre le illusioni
Un ragionamento che non vale solo per Salvini, beninteso, ma in una forma piuttosto che in un'altra, con accenti diversi e metodi differenti, può riguardare anche gli altri partiti. Insomma, a differenza del governo Monti, espressamente tecnico, quello tecnico politico di Draghi può puntare su un asso non indifferente: 209 mld da spendere, pardon investire, mentre il professore della Bocconi aveva l'incarico di salvare l'Italia, le sue casse, le sue pensioni, gli stipendi statali e molto altro, nel giro di pochi giorni da un abisso che portava diretto verso il modello greco con l'arrivo della Troika e lo sprofondo finanziario.
Ma è così? In parte sì, ma in gran parte no. La passione dei partiti (e del mondo dei media) per il fattore Draghi non dice un "piccolo" particolare: quei 209 mld non sono pronti a sbarcare, ma sono vincolati a un Recovery Plan molto, molto, molto dettagliato. E molto costruito attorno alle linee guida dell'Unione, ovvero riforme, riforme e investimenti precisi verso una riconversione verde, che si occupi dei giovani, che innovi verso una società digitalmente avanzata. Non basta però definire un'opera o un plateau di opere, il governo infatti deve anche indicare gli obbiettivi che si vogliono raggiungere con quell'opera. Il tutto va dimostrato nei dettagli e gli obbiettivi vanno veramente raggiunti. Altrimenti, a parte il 10% di erogazione iniziale, il resto del 90% dei fondi non arrivano da Bruxelles ma graveranno sul già disastrato bilancio italiano. Recovery Plan, un prestito con precise condizioni | T. Monacelli
(...) è ben diverso dai tradizionali fondi strutturali della Ue. Per semplificare, i fondi Ue pagano i costi, ad esempio, quelli per costruire un’autostrada in Puglia. Il Recovery Plan invece opera all’interno di una “facility”. Il che significa che il governo, accanto all’opera, deve anche stabilire obiettivi economici che quell’opera può generare; sapendo che l’erogazione finale delle risorse avviene solo se anche gli obiettivi vengono raggiunti. (La voce.info)Il sistema, quindi, è ben diverso dal passato - ad esempio i fondi strutturali europei - e soprattutto è ben diverso dal metodo italiano. Anche perché - e anche questo non è un particolare da poco - progetti e obbiettivi hanno un orizzonte temporale stretto: "solo" sei anni, un orizzonte temporale "incredibile" per il consueto metodo italiano. Anche perché i precedenti nazionali non depongono a nostro favore. Monacelli sottolinea che fra il 2014-2020 l'Italia ha speso non più del 38% dei 44 mld di fondi strutturali ottenuti.
Ecco perché la sfida di Draghi, con i partiti abituati a un altro sistema, è una di quelle da far tremare i polsi. I comportamenti dei partiti, in questi giorni, appaiono come molto ispirati dal baluginare del denaro, molto meno dalla condizionalità. A meno di non riprendere il solito giochetto dei sovranisti locali per i quali gli euro Ue vanno bene purché senza condizioni. Altrimenti l'Europa torna la cattiva, schiava delle elite e via dicendo.
Il guaio ulteriore è che le riforme sono strettamente legate all'applicazione dei Recovery. Ad esempio quella della pubblica amministrazione e della giustizia. Due settori per i quali le ricette divergono fra destra e sinistra: il secondo è un terreno minato per la destra italiana, ancora ancorata ai guai di Berlusconi, e molto condizionato dalle caste di magistrati e avvocati; il primo è terreno di voti per la sinistra ma anche per un'ampia fetta della destra radicale, in particolare al sud o nelle forze dell'ordine. In un caso come nell'altro questi due settori non si sono mai toccati veramente, anche perché metterci mano per abbinarli alle richieste Ue e del Recovery vorrebbe dire intervenire con l'accetta. E forse anche con altro, segando interi settori, uffici, dipartimenti, spostando massicce quote di personal, assumere giovani e riformare o allontanare la parte meno "tecnologica", rivedendo in modo radicale interi comparti normativi, stratificatisi nei decenni e sovente ispirati nel secolo scorso.
Senza contare un altro aspetto su cui si vola alto fingendo di non sapere o non vedere. Come sottolinea Monacelli ancora
"(...) Nel nostro paese si è diffusa la convinzione che, almeno in parte, il Recovery Fund sia una specie di “pasto gratis”. Per l’Italia il Piano prevede circa 209 miliardi, di cui 127,4 in prestiti e 81,4 in sussidi. (...) La parte di sussidi non è però un regalo a fondo perduto, come si sente spesso dire. (...) La Ue raccoglie risorse sul mercato, dunque, e non dai paesi membri. Una parte delle risorse è girata come trasferimenti a Italia, Spagna e altri paesi. Ma certamente non a “fondo perduto”. Perché la Commissione dovrà prima o poi ripagare agli investitori internazionali ...e saranno ovviamente i vari paesi membri, inclusa l’Italia, a farlo attraverso il bilancio comunitario."
Il Piano di ripresa e resilienza Next Generation EU: ecco il Piano dell’Italia | M. Bordignon
Poi c'è un altro aspetto che non va dimenticato per i neo-amanti del "following the money": il debito italiano, ormai a quota 160% del Pil e oltre, Nella NADEF si prevedeva un percorso nel 2021-23 di riduzione del debito fino al 152% e comunque sopra il 150 fino al 2025. Ma se i 120 mld di prestiti del Next Generation dovessero aggiungersi come e chi ripagherà quel debito, senza contare le varianti sulla pandemia, la ripresa e i tassi ora ancora a livelli infimi ma domani?
Il ragionamento di Cottarelli Recovery Plan, fare i conti con il debito pubblico | Università Cattolica del Sacro Cuore
Una cosa non viene detta a chiare lettere: che se in questi due mesi Draghi dovrà lavorare sul Recovery o Next Generation Eu, lo stesso premier poi dovrà mettersi al lavoro sulla finanziaria per l'anno prossimo con le cifre di cui si diceva sopra. Pur ipotizzando una qualche ripresa del Pil, nella migliore delle ipotesi, si dovrà tracciare un piano di rientro - seppur lento ma non come quello previsto dal governo Conte e da Gualtieri in piena emergenza - dal debito. Il che, in termini semplici vuol dire tagliare, razionalizzare, rivedere il fisco, ipotizzare patrimoniale, revisione degli estimi catastali etc etc, attuare una seria, dura, efficace e veloce lotta all'evasione, eliminare sprechi, centrali e in periferia (nelle Regioni ma anche nei Comuni). In altre parole mettere in campo nuove, drastiche, innovative e, nel quadro italiano, dirompenti riforme. In parte quelle volute dalla Ue, ma altre necessarie e di marca nazionale.
Non c'è qualcosa che non va in questo entusiasmo per i 209 mld del Recovery e sulle politiche di Mario Draghi? Non c'è qualcosa che Salvini, ma anche gli altri, non considerano nella missione di Draghi?
Recovery. La scuola e le altre priorità Note su Recovery Fund e proposte per l'istruzione e la ricerca - di Priorità alla Scuola - Effimera
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