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Miliardi come se piovesse. Ma potrebbe non bastare



Promesse di soldi da tutte le parti, garanzie stile "whatever it takes", acquisti a cascata di titoli (anche quelli spazzatura), finanziamenti a valanga e a tassi prossimi allo zero. Eppure, eppure... potrebbe non essere sufficiente. La mobilitazione mondiale di fronte ai crolli delle economie mondiali in seguito alla pandemia è massiccia, a tutti i livelli, disperata quasi. Disperata però potrebbe essere ben presto la situazione, di fronte alla quale le tradizionali ricette economiche neoliberiste o comunque dentro i consolidati recenti dello sviluppo degli ultimi decenni, potrebbero rivelarsi non solo insufficienti bensì addirittura fallimentari o controproducenti. Per questo i mercati reagiscono di giorno in giorno, sulla base di semplice tweet, accenni di sensazioni, movimenti e decisioni più diverse presi perfino ai margini del mondo e tutti, comunque, ben poco coordinati. 
Così se la Lagarde e la sua Bce inanellano una delusione dietro l'altra (Il Sole 24 Ore) - ormai sono in molti fra i politici del Vecchio Continente e gli esperti che s'interrogano sulla congruità e sull'opportunità di una Bce retta dall'ex numero uno Fmi -, è sufficiente ispezionare la vicenda del petrolio, con il suo prezzo finito due settimane fa addirittura in terreno negativo sui contratti di maggio. Petrolio che, nonostante i tagli Opec, non accenna a risalite, con i manager che vedono nero. Anzi non vedono per nulla. A riprova che nessuno oggi è i grado di prevedere cosa potrà accadere nei prossimi mesi: una crisi che si avvita su se stessa, il tracollo di qualche economia occidentale più debole, lo sprofondare delle economie dei Paesi emergenti (che oggi non possono più contare come prima e nella misura precedente neppure sul traino dell'export di materie prime, comprese quelle rare), tensioni sociali che esplodono, l'Asia che - complici una apparente, parziale e momentanea uscita dall'emergenza - potrebbe ripartire rilanciando quindi la richiesta di energia. Nessuno lo sa, così le petroliere restano cariche al largo negli oceani e i depositi di Cushing (Businessinsider) in Oklahoma sono ormai quasi in overbooking (QualEnergia)
I dati sono eclatanti e parziali, perché riflettono solo una parte delle ricadute della pandemia. Il lockdown è partito a marzo inoltrato in molti Paesi e l'attività produttiva nonché i consumi non hanno avuto le stesse dinamiche in ciascuno Stato. Senza contare i diversi approcci dei governi, alcuni dei quali a lungo hanno negato addirittura la valenza pandemica del coronavirus e le sue conseguenze sulla salute dei cittadini. In questo caos il Pil dell'Eurozona è caduto del 3,8% nel primo trimestre e di per se stesso è già un record negativo. Che viene accentuato dagli andamenti dei singoli Paesi: Francia -5,8% la crescita dei primi tre mesi dell'anno ,  -5,2% per la Spagna ,emtre l'Italia ha "contenuto" al -4,7 rispetto ai tre mesi precedenti, con un precipitare del'occupazione dell'8,4. Una voce, quest'ultima, che emerge in negativo anche in Germania dove la disoccupazione è arrivata al 5,8% . Gli Stati Uniti, dal canto loro, oltre ad essere lo Stato con più contagiati e più vittime (ormai sulle 60 mila, superata la quota choc dei caduti, 58 mila, in vent'anni di guerra in Vietnam) segnalano una contrazione del Pil del 4,8% nel primo trimestre (da tener presente che Trump appena eletto aveva pronosticato una crescita quasi "cinese" del 4%, sebbene prima del virus fosse oltre il 2 dopo aver superato, per l'onda lunga degli anni di Obama e il programma fiscale pro aziende e pro ricchi della nuova presidenza, il 3% nel corso del 2018), di 30 mln di domande di disoccupazione in sei settimane (Bloomberg)  e facendo parlare gli economisti dei dati "peggiori della nostra vita" e comunque del dopo Seconda guerra mondiale (NyTimes) .

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