Cosa è accaduto? Il 23 aprile scorso il tribunale federale ha dato ragione alla dipendente di una fiduciaria di Zurigo la quale chiedeva il riconoscimento delle spese per il lavoro da casa (La Regione).
... "l’impiegata reclamava il riconoscimento delle spese derivanti dall'avere adibito a ufficio una parte del proprio appartamento, dove lavorava, non avendo una propria postazione nella sede della società. Dopo un primo rifiuto, la donna si è rivolta al Tribunale federale, che le ha dato ragione, intimando che le venga riconosciuto un indennizzo di 150 franchi mensili".
Un caso che non mancherà di far scuola non solo in territorio elvetico, ma potrà essere uno dei punti di riferimento a livello globale nella necessità di porre mano subito a una disciplina completa dello smart working, con riconoscimenti e tutele per i lavoratori, considerato che anche nel post pandemia e in una società dove l'intelligenza artificiale l'Internet delle Cose avranno un peso preponderante e sempre maggiore, questa fattispecie organizzativa finirà per avere una diffusione sempre più ampia. Come spiega in un articolo Jaime D'Alessandro su La Repubblica nel futuro prossimo potrebbe non essere più così raro trovare lavoratori che, dipendenti da aziende del Nord, magari lavorano - con stipendio padano - nel meno costoso Sud, in zone dove la copertura Internet è avanzata e dove non mancano i facili collegamenti aerei e ferroviari.
Ma cosa succederà fin da subito? Prova a darne una risposta Pietro Garibaldi su lavoce.info . E Francesco Iannuzzi sottolinea come, il realtà, lavorare da casa non elimini affatto, anzi, i processi di precarizzazione, sfruttamento e ricatto a fronte, in ogni caso, di innegabili ed estesi vantaggi - e soprattutto risparmi - per le aziende (Jacobin Italia)
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