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Super Martedì o Super Sanders. O Super Gli Altri?


La prima notizia in vista del Super Martedì del 3 marzo, il principale appuntamento dei Dem Usa nella corsa alla candidatura per la Casa Bianca, è che il giovane, 38 anni, sindaco di South Bend, Pete Buttigieg, speranza del partito per la sua età e per il suo moderatismo, ha gettato la spugna. E con lui, qualche ora dopo anche Amy Klobuchar che aggiunge anche alla rinuncia del finanziere Tom Steyer.
Dopo il deludente risultato del South Carolina,  Buttigieg si è ritirato e questa mossa - insieme a quella della Klobuchar, - che pensa di appoggiare l'ex vicepresidente di Obama -   potrebbe rafforzare le chance del fronte moderato, guidato da Joe Biden che, invece, in South Carolina è riuscito a cogliere un successo per certi versi inatteso e comunque la sua ultima possibilità di rimanere in corsa per contrastare la cavalcata, finora vincente, del "socialista" Bernie Sanders. La pattuglia moderata dei Dem ora si è ristretta, appunto, a Biden, mentre sul versante dell'ala radicale continua la sua marcia Elisabeth Warren nonostante nell'ultimo test non sia andata oltre un deludente 7 per cento. E poi c'è Mike Bloomberg, con la sua messe di soldi (500 mln di dollari spesi finora, altri 1500 e forse di più da gettare nella competizione) che, stavolta, scende in campo per cercare di conquistare un buon numero di delegati. In palio ci sono 14 Stati e 1357 delegati, un terzo del totale (3.979) con i pesi massimi California e Texas.
Tratta dal New York Times




Tratto dal Washington Post

La partita in casa Dem è comunque sempre quella: come fermare la corsa di Sanders, un candidato che l'establishment del partito giudica perdente, in quanto troppo radicale, nello scontro con Trump. Il problema però è sempre quello: nessuno dei candidati finora in corsa ha una leadership e un profilo deciso e vincente come fu quello di Obama o quello che comunque  possedeva Hillary Clinton. Sanders piace ai giovani e agli Stati più liberal, ma attira poco afroamericani e ispanici (entrambi decisivi), non ha molto appeal nell'elettorato femminile e soprattutto è visto come il fumo negli occhi  da gran parte dell'imprenditoria, dalle grandi corporation farmaceutiche e delle assicurazioni, dall'industria delle armi e soprattutto dal mondo finanziario di Wall Street: le sue ricette socialdemocratiche, di welfare all'europea sono viste come esiziali per il capitalismo spinto di marca americana.
Biden si gioca tutto in questo appuntamento contando sull'elettorato nero per  aggiudicarsi la maggioranza dei 228 delegati del Texas, ma rischia molto sull'altro versante, la liberale California che potrebbe convergere in massa su Sanders. I sondaggi sono variabili e offrono un quadro d'incertezza.
Ecco qui sotto il riassunto e la media dei polls del sito specializzato RealClearPolitics:


In sostanza , alla vigilia del Super Martedì, le carte in casa Dem sono state profondamente  rimescolate, molto di più e prima di quanto si poteva ritenere dopo i test in Iowa (con il suo relativo caos), New Hampshire, in Nevada. E sono cambiate secondo il verso auspicato dai vertici del partito dell'Asinello e, dietro le quinte ma neppure tanto, sotto la spinta di Obama, mai così attivo come in questi giorni. 
Proprio l'andamento delle primarie nelle battute iniziali avevano dimostrato come l'ascesa di Sanders era dovuta sì alla sua macchina elettorale, all'entusiasmo (e talvolta al duro settarismo  di molti suoi sostenitori, ma ad "aiutarlo" alla fine era la frammentazione dei candidati provenienti dall'ala centrista dei Dem. Un ulteriore segno di questa corsa all'aggregazione verso il centro arriva dalla volontà di Biden di chiedere a Buttigieg di far parte della sua amministrazione in caso di elezione alla Casa Bianca e, in cambio, l'ex sindaco metterà a disposizione di Biden i soldi raccolti nel corso della sua campagna. Non è escluso che anche Klobuchar faccia lo stesso, magari in cambio di un importante incarico se l'ex vicepresidente riuscisse a farcela contro Trump a novembre. 


Il raggruppamento dei moderati, tuttavia, rappresenta solo l'inizio di una possibile strategia anti Sanders che resta ancora il più forte. I sondaggi del grafico  di RealClearPolitics in alto mostrano come il senatore del Vermont arriva al Super Martedì nella migliore delle condizioni.
Come riporta POLITICO in California il suo vantaggio appare quasi incolmabile e anche in Texas, l'altro Stato con la maggiore dotazione di delegati, è in vantaggio su Biden. Ora resta da vedere quanto il ritiro dei due centristi potrà aiutare l'ex vicepresidente o far convergere o distribuire i voti dei loro sostenitori su Bloomberg. In California  bisognerà anche vedere quale sarà la percentuale di chi si piazzerà alle spalle di Sanders: prendendo più del 15% si avrà diritto a una quota proporzionale di delegati, ma per altri versi ciò significa che con un terzo dei voti Sanders potrebbe anche fare il pieno.
La Warren pare poter superare la soglia, mentre qualche incertezza in più vi è per Bloomberg. In entrambi i casi il giudizio del Super Martedì dovrebbe decidere il destino dei due: la Warren, in assenza di un risultato consistente, potrebbe decidere di fare il passo indietro. E, in quel caso, cosa farà? Chiederà ai suoi sostenitori di far convergere i voti su Sanders, di sinistra - secondo i parametri europei - come lei, ma di ben diversa formazione e impostazione? Oppure Biden, in cambio di un appoggio potrebbe pensare a un ticket per la presidenza contando anche e soprattutto sul fattore donna e sulla possibilità di  mettere sulla difensiva Wall Street e lobbisti vari riuscendo, al tempo stesso, a essere una garanzia contro stravolgimenti "socialisti" e troppo liberal?
Sempre secondo POLITICO, però, la senatrice del Massachusetts sta accarezzando un'altra strategia: nega di volersi ritirare in assenza di un successo nel Super Martedì e, pur senza aver ancora vinto in un solo Stato (pur essendo uscita vincitrice alla grande dai dibattiti), di puntare ad arrivare alla convention di Milwaukee con un buon pacchetto di delegati e giocare come terzo incomodo nel caso in cui nessuno abbia la maggioranza di delegati e il partito non sia in grado di esprimere una leadership competitiva.
La Warren può contare su finanziamenti ancora consistenti, anche se nulla in confronto alla corazzata finanziaria di Mike Bloomberg. Il quale, potrebbe seguire la scia della Warren e puntare a piazzarsi come uomo decisivo in un appuntamento finale nel quale non c'è un candidato forte. 

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