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CoronaCrisi: lo scenario peggiora


Va male, anzi va peggio. E la luce in fondo al tunnel rischia di non vedersi ancora. Il buio, invece, si fa ancora più pesto.

Per avere un metro di misura, neppure troppo preciso ma sufficientemente indicativo, la notte scorsa il Senato Usa ha varato un piano di stimoli di 2,2 mld di dollari, più del doppio (furono oltre 700 i mld stanziati) di quanto  Obama mise sul tappeto per fronteggiare la crisi dei subprime nel 2007-2008. Oltre tutto questi 2 mila e passa mld di dollari voluti da Trump non sono solo leve, ma incentivi veri e propri, soldi freschi da iniettare in vari gangli dell'economia americana per impedire che la stessa vada a catafascio vista considerata la semiparalisi attuale. Addirittura si arriva a regalare 1200 dollari a chi guadagna meno di 75 mila dollari annui con un processo a scalare fino a <99 mila dollari. Denaro è assegnato alle aziende (con vincoli e sorveglianza precisi), in particolare i settori più colpiti (qui vi sono accuse alle lobby della ristorazione dell'ospitalità - settori della famiglia Trump -  per gli sgravi ottenuti), 100 mld andranno agli ospedali, Ricorda il Sole 24 Ore che
(...) "un fondo speciale del Tesoro da 500 miliardi garantirà prestiti elargiti attraverso la Federal Reserve a comparti e aziende sotto pressione. Altri 350 milioni andranno a piccole aziende. Alcuni settori riceveranno aiuti particolari: le compagnie aeree 50 miliardi, metà in prestiti, con il governo che potrà in cambio rilevare quote nel capitale. Settori strategici per la sicurezza nazionale ottengono 17 miliardi".
 I problemi iniziano subito. perché potrebbe essere, anzi sarà, solo un primo intervento e, considerato che si tratta del 10% del Pil Usa, se ne può intuire la portata. Il guaio/merito è che si tratta di una manovra tampone per evitare la tragedia immediata. Jonathan Parker, docente di finanza al Mit, durante un briefing in videochat con i giornalisti, ha sottolineato questo aspetto, come riporta Axios:
"This should not be thought of as a stimulus bill — this should be thought of as social insurance in a disaster state of the world for the most hard hit. The idea is to freeze time for a month or six weeks and let people emerge with not a huge amount of debt — not starving, not being evicted. This would ideally produce "a V-shaped recovery where people find themselves roughly where they were when we went in."

Il docente in sostanza sostiene che si tratta di una misura per cercare di bloccare il tempo per alcune settimane, impedire alla gente di morire letteralmente di fame o essere sfrattata. E cercare di attivare una ripresa a V - rapido crollo e altrettanto rapida risalita - per tornare circa al punto di partenza. 
I dubbi che ci si riesca sono ampi e documentati  E quanto la situazione sia destinata a precipitare, senpre in America, ecco i dati sulle domande di sussidi di disoccupazione passate da 281 mila di inizio mese a 3 milioni 283 mila nella settimana del 12 marzo. Una cifra appena sotto la peggiore ipotesi attesa, attorno ai 4 milioni, ma di molto superiore del record della crisi recessiva  dell'82 e sei volte rispetto a quanto riscontrato durante la Grande recessione. Ad essere colpiti sono soprattutto i settori dei viaggi, del turismo in genere (la US Travel Association individua la perdita di 4,6 milioni di posti di lavoro), dell'ospitalità della ristorazione, dei servizi e dell'intrattenimento. (Leggi qui)
Secondo un economista di JpMorgan Chase, citato dal Washington Post, la disoccupazione potrebbe salire al 20% dal 3,5 attuale. E con 80 milioni di americani bloccati in casa le prospettive sono nerissime tanto da far ipotizzare, da parte delle maggiori banche,contrazioni dell'economia fino al 30%.Anche perché, non va dimenticato, che la situazione volgeva verso la recessione già prima dell'esplosione del coronavirus sebbene, sempre in Usa, la ripresa di febbraio della vendita di case, ai massimi da 13 anni, lasciava ben sperare anche al netto dell'interesse suscitato per i mutui sempre più bassi. 
La situazione negli States, dopo il negazionismo di Trump (sentimento che ha ripreso vigore nelle ultime ore quando il presidente ha affermato di voler riaprire il Paese per Pasqua) volge al peggio sul piano sanitario: i contagi ad oggi ancora dilagano, crescono i decessi e la macchina sanitaria, già deficitaria e penalizzante per i meno abbienti, è in profondo affanno con punte di discriminazione allucinanti. (Leggi qui)
Le ripercussioni su quanto sta accadendo sono inimmaginabili in tutto il mondo, anche perché un orizzonte temporale di rientro, almeno parziale, dall'emergenza, ancora non si vede. Fra chi vede vede nero, nerissimo, c'è l'Italia dove all'allerta sanitaria massima - e il picco ancora non si vede, al massimo alcuni segnali- si sommano tutte le incertezze( sarebbe meglio dire le certezze in negativo, di ciò che ci aspetterà). Il piano del governo per ora  è fermo ai 25 mld stanziati (e i prossimi 25 in aprile), ma anche qui vale in discorso di Jonathan Parker riferito prima. Sono misure tampone e neppure sufficienti. Possono durare qualche settimana, per moltissime aziende ancora meno alla luce del fatto che il 90,6% ha meno di 5 dipendenti. Quante di queste potranno reggere nel brevissimo tempo e anche nel medio? Il tutto, naturalmente va letto nel quadro di un'economia, quella italiana, già vicina alla recessione, senza aver goduto ( o in minima parte e soprattutto a tutto vantaggio delle classi più abbienti) del decennio di ripresa, con il terzo debito pubblico al mondo e con tutti i nodi strutturali in gran parte irrisolti. (Leggi qui)
Gli istituti di ricerca economica sono prudenti: i più positivi prevedono una contrazione della crescita del 5%, più verosimilmente si andrà in doppia cifra, non si sa fin dove però. Dopo il primo stop del governo, si sono fermate la metà dei 4,5 milioni di attività, quelli che - dice l'Istat - forniscono i due tersi del valore aggiunto nel suo complesso e più della metà dell'export. 
La crisi del sistema produttivo infatti dipenderà molto anche dalla durata della pandemia. Secondo Mario Draghi bisogna fare il possibile, e l'impossibile, per non sprofondare in una crisi che rischia di debilitare il sistema economico nazionale per sempre. (Leggi qui). Quindi non badare a un ulteriore indebitamento che, a suo avviso, verrebbe compensato in parte dalla quasi sparizione di quello privato (grazie ai tassi bassi), in un quadro però di solidarietà europea. Se no altro perché siamo tutti sulla stessa barca, questa non è la crisi di un Paese come ai tempi della Grecia. Il problema è se lo capiranno tutti, a cominciare dagli Stati del Nord.
Senza scordare un paio di ultimi aspetti: ci sarà meno posto per le disuguaglianze, i cittadini non saranno più disposti a tollerare discriminazioni e austerità su questioni come la sanità, l'assistenza, il welfare, la sicurezza del lavoro;  e i nostri stili di vita cambieranno, le abitudini di questi girni resteranno, le scelte - anche di economia domestica e quelle legate alle tecnologie e al rispetto dell'ambiente - segneranno i nostri comportamenti futuri. (leggi qui) Anche per questo - è bene saperlo ed essere pronti - molte, moltissime aziende spariranno, in tantissimi si ritroveranno a dover fare un altro mestiere. In un mondo diverso. profondamente diverso. 

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