a stanziare cifre immani - più di quelle erogate per salvarsi dall'uragano subprime - con la possibile erogazione di mille dollari in contanti a ciascun americano, a prevedere una inevitabile recessione (da ricordare che fino a qualche settimana fa la Casa Bianca insisteva sulla crescita del 3% annuo magari continuando a proiettare sullo sfondo la promessa del presidente nel 2016, e anche dopo, di arrivare a un +4%) e facendo dire al Segretario al Tesoro Steven Mnuchin che, senza misure, si poteva toccare una disoccupazione anche del 20% (a ottobre era del 3,5 - 3,6% anche se le prospettive davano un piccolo peggioramento anche in vista dell'annunciata minore crescita. (Leggi qui)
Ma l'America è sono un pezzo, di rilevanti dimensioni Cina a parte, del puzzle, come le conseguenze sulla sua economia rappresentano lo specchio di un'altra epidemia, quella economica, che contagerà l'intero pianeta. Uno tsunami, l'ha definito il premier italiano Conte.
Nella mole di dati e analisi che si accumulano in questi giorni, con un'alta tendenza a peggiorare ulteriormente dopo essere stati formulati, nelle ultime ore spicca uno studio dell'agenzia Onu del lavoro (Ilo) secondo la quale...
... "sono circa 25 milioni i posti di lavoro che potrebbero andare perduti nel mondo a causa della pandemia da Coronavirus. "La crisi economica creata dalla pandemia da Covid-19 potrebbe far aumentare il numero di disoccupati", rivela lo studio. Tuttavia, secondo l'Ilo, una risposta coordinata della comunità internazionale potrebbe "ridurre in modo significativo" quel dato.Milioni di lavoro spariranno (Analisi dell'EPI)
Non soltanto i posti di lavoro. L’agenzia delle Nazioni Unite ha anche calcolato che la pandemia da Covid-19, oltre ai milioni di disoccupati, genererà numerose perdite in termini economici per i lavoratori. In particolare, avverte l'Ilo, potrebbero andare in fumo tra gli 860 e i 3.400 miliardi di dollari entro la fine del 2020" (SkyTg24)
In verità, nonostante tutti gli studi - parliamo di quelli seri e documentati - nessuno ad oggi sa fornire un quadro di cosa potrà accadere in campo economico (non parliamo di quello sociale). I posti di lavoro perduti potrebbero essere il doppio o ancora di più. Gli economisti, sempre per ora, azzardano i prossimi tre trimestri di recessione probabilmente profonda e poi ipotizzano la ripresa, il rimbalzo che potrebbe anche essere imponente in un mondo che esce dalla prostrazione. Però tre trimestri sono domani, il quarto parte da ottobre quando il virus potrebbe riaffacciarsi, riprendersi in assenza - ancora - di un vaccino efficace. Gli scienziati, su questo ultimo aspetto, restano fermi sull'anno di tempo, probabilmente anche 18 mesi. A cui va aggiunto il tempo per la produzione di massa, su larga scala, in tutto il modo. E la somministrazione.
Ogni scenario elaborato fino al mese scorso, a inizio anno, è stato stracciato, non vale più. Sono tempi talmente straordinari che è difficile trovare un raffronto: l'11 settembre, pare impossibile, svanisce quasi di fronte a questa tempesta perfetta, un cataclisma epocale. Non tengono neppure i paragoni con epidemie passate, forse il paragone è possibile con la spagnola post prima guerra mondiale. Ma non la ricorda nessuno.
Perfino in campo economico non si trovano precedenti di pari disastro. Nouriel Roubini, doctor Doom per aver previsto la crisi dei subprime, stavolta vede nero e ancora di più, se è possibile e ammette che questa crisi, in campo finanziario ed economico, non si può accostare al 2008 ma neppure al '29 e lancia la sua idea per vincere la sfida globale. Un'idea che comporta uno sforzo incredibile a livello planetario, un'intesa fra governi inedita nelle dimensioni come nella capacità di rappresentare un'unica leadership. Leggete qui
"Era il 1969. Milton Friedman – Premio Nobel per l’Economia nel 1976, un fuoriclasse dell’economia monetaria, ancorché il suo nome nella vulgata sia sempre legato a una sola specifica teoria, il monetarismo – inventava un’immagine che diventerà famosa e che suonava più o meno così: «Immaginate che un elicottero in volo su un Paese lanci dollari in banconote, che i cittadini si affretteranno a raccogliere, convinti che un simile evento difficilmente si ripeterà»." (Il Sole 24 Ore)I conti di Roubini sono pazzeschi nella loro realtà: dare mille dollari a ogni americano, idea che frulla nella testa di Trump, vorrebbe dire spendere qualcosa come 350 mld. Spesa vera e propria, non la movimentazione, la leva finanziaria azionata con l'immissione sul mercato di cifre ben inferiori. Per l'Italia dare a ciascuno mille euro, vorrebbe dire sganciare qualcosa come 60 mld, più del doppio dei provvedimenti appena varati (in gran parte a debito). Al limite, suggerisce l'economista, si possono tagliar via i ricchi e i detentori di ingenti patrimoni, una defalcazione che farebbe risparmiare un 10%, non molto di più.
Ma i conti, come detto, sono tutti da fare. (Leggi qui)
Fino a qualche settimana fa, secondo l’Ocse l’emergenza sanitaria doveva provocare un rallentamento della crescita globale al 2,4% nel 2020, contro il 2,9% del 2019. Una previsione decurtata di 0,5 punti rispetto alle precedenti stime di novembre. Anche la Cina paga lo scotto. Per l'Ocse la crescita di Pechino è comunque sotto la soglia del 5% (4,9%) di Pil nel 2020, la risalita, oltre il 6%, solo nel 2021.
Le previsioni per l'Italia erano già abbastanza scure. Il Pil era dato a zero a fine 2020, con una riduzione dello 0,4 rispetto alla stima precedente. L'area euro era vista con una crescita dello 0,3%, con un rallentamento della Germania a +0,3% (-0,1 punto rispetto a novembre 2019) e una ripresa al +0,9% nel 2021. In calo anche la Francia: +0,9% (- 0,3%) e ripresa dell'1,4% (+0,2 punti) nel 2021.
Questo fino a un paio di settimane fa. E ora?
"Goldman Sachs vede ora «un impatto significativamente più grande e più prolungato dall'epidemia globale di coronavirus sull'Europa» per la quale prevede una crescita dello 0,3% nel 2020 (contro la stima dell'1% pre-virus) con un rimbalzo all'1,8% nel 2021 (1,3 pre-virus). Per quanto riguarda l'Italia, Goldman vede ora tre trimestri consecutivi di ribasso e un pil in calo dello 0,8% nel 2020 (da +0,2% pre-virus) con un rimbalzo a +1,2% nel 2021 (da 0,7%). Cambiano anche le stime della Germania, a -0,2% nel 2020 (da +0,9%) a +2,1% nel 2021 (da 1,4%)." (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
La recessione, insomma, è cosa fatta, inevitabile. Leggi qui l'analisi del Washington Post. E qui il New York Times spiega perché l'economia è in grande pericolo.
I sette scenari dell'impatto macroeconomico di COVID-19 (Brookings)
Il brusco risveglio dei mercati (Lavoce.info)
La minaccia per le piccole imprese (The New York Times)
Data per scontata, quindi, la recessione, resta da vedere come si esplicherà. Prova a tracciare qualche scenario Francesco Daveri su lavoce.info (leggi qui) secondo il quale ancora non si può dire se tra caduta e ripresa la recessione sarà a V oppure a U. Il dato negativo, annota Daveri, è che nel caso italiano, colpirà in pratica tutti i settori. Anche qui le vittime "migliori" saranno le piccole imprese ed è una certezza che, nonostante tutti gli aiuti, molte non riapriranno. Con tutto ciò che ne consegue sull'occupazione e sulla tenuta sociale.
Non resta che sperare nelle possibili aperture dell'idea all'idea italiana dei "coronabond". La Ue, rileva Massimo Bordignon sempre su lavoce.info , ha fatto troppo poco e troppo tardi (leggi qui), senza contare il disastro comunicativo ( e non solo) di Christine Lagarde e la sua Bce. Finora da Bruxelles sul banco sono stati posti più o meno i soldi che da sola ha stanziato l'Italia e ancora si ragiona di leva quando resta ancora vivo il fallimento, appunto, della leva del piano Junker: 21 mld che avrebbero dovuto trasformarsi in 315.
Nelle ultime ore la Bce ha dato un colpo, consistente stavolta:750 mld di euro per l’acquisto di obbligazioni dei Paesi dell’eurozona. La Lagarde ha anche evocato Draghi affermando che per salvare l'euro "non ci sono limiti al nostro impegno". Leggi qui
Le Borse hanno reagito bene, lo spread è sceso di colpo di 80 punti, attorno a quota 200 (un altro schiaffo alla Lagarde secondo cui la Bce non è lì per controllare gli spread), ma resta da vedere se questo programma di acquisti - un altro QE insomma - sarà sufficiente, come misura anti crisi e come dimensione d'intervento, seppur dilatabile. Un'altra possibilità, senza i coronabond, sarebbe quello dell'intervento specifico di sostegno al singolo Paese con gli Omt e l'arma del Mes. Stavolta con poche e lasche condizioni, per non finire a emergenza conclusa con la troika in casa. Tuttavia, se vi si farà ricorso, i mercati saranno rassicurati però qualche condizione di riforme la si dovrà sottoscrivere. Tanto più con un debito/pil che, all'epoca, con tutta probabilità si muoverà attorno quota 150 (ora siamo a 134)
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