La vocazione a delinquere è un tratto consolidato degli italiani, inutile negarlo: siamo fra i Paesi europei a più alto tasso di reati, soprattutto quelli finanziari (peraltro i meno puniti o solo in parte). Ma non sono i criminali a colpire, quanto il fatto che a commettere reati siano sempre più i "colletti blu" e le aziende. E tutti insieme non hanno certo iniziato oggi.
Commettere reati in nome del soldo, degli affari, delle relazioni interpersonali: ecco il motore che fa andare avanti questo Paese, che - paradossalmente - lo ha aiutato negli anni della crisi profonda. Poteva mancare il lavoro, le politiche del governo in questo novero? No di certo. La truffa è arrivata puntuale e pesa non poco nei conti e nei numeri del Jobs Act, peraltro già poco brillanti per conto loro. Secondo l'Inps nel 2015 vi sarebbero state circa 60 mila aziende - e soprattuto centomila lavoratori -finte che non avrebbero avuto diritto alle esenzioni introdotte con la legge di Stabilità in quanto non hanno i requisiti richiesti. In questo modo le imprese risparmiato, e sottratto alla contribuzione, 100 milioni di euro e altri 500 si calcola che avrebbero risparmiato nei prossimi anni. Seicento milioni che l' Inps vuole ora recuperare.
Non solo i dati ufficiali delineano una bolla dell'occupazione e una "balla" dell'informazione governativa, ma adesso ci si mettono anche le truffe a limare i già precari risultati del Jobs Act.
I dati ufficiali più recenti dell'occupazione parlano di un calo a febbraio (-0,4 per cento, pari a -87 mila unità), e di una risalita a marzo , + 0,4 per cento (+90 mila persone occupate), con un recupero sui livelli di gennaio. Ma sull'anno la variazione dei nuovi occupati è quasi nulla (+0,1).
Inoltre i famosi 700 mila nuovi occupati, che non sono tali ma alla fine sono stati nel saldo fra ingresso e uscite circa 206 mila (dati Istat
"su base annua la disoccupazione registra un forte calo (-14,3%, pari a -479 mila persone in cerca di lavoro), cresce l'occupazione (+0,9%, pari a +206 mila persone occupate), cresce anche l'inattività (+1,0%, pari a +138 mila persone inattive)"
mentre per l'Inps i nuovi contratti sono, nel saldo, attivi a circa 253 mila dati dal raffronto fra nuovi contratti e trasformazioni di altre tipologie in tempo indeterminato), sono costati e cari. Troppo decisamente, in particolare alla luce di quanto si è speso. Sui dati Istat sopra, tra l'altro va rimarcato che se gli occupati sono 206 mila in più, ci sono 138 mila inattivi che nel frattempo sono cresciuti. Il calcolo di quanti lavorano in più è fin troppo facile.
I costi
Nella Legge di Stabilità il governo ha stanziato 11,8 miliardi per il triennio 2015-2017 in sgravi contributivi alle imprese: 1.886 miliardi di euro per il 2015, 4.885 per il 2016 e 5.030 per il 2017, e poi gli esborsi tra il 2018 e il 2019. Il conto finale oscilla fra i 14 e i 22 miliardi. Ora costeranno al contribuente italiano un po' meno perché, partire dal 2016, lo sgravio è diminuito da 8.060 a 3.250 euro per ogni assunzione a tempo indeterminato o trasformazione dei contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. La nuova decontribuzione inoltre durerà 24 mesi e non più 36. E alla fine liberi tutti, nulla più vieta il licenziamento, al massimo con un indennizzo e senza che un giudice possa decidere seda parte delle aziende vi è stata qualche violazione. Un "dettaglio" che quasi nessun Paese europeo trascura come ora può fare l'Italia grazie a una legge varata da un governo di centrosinistra.
Link utili
Qui una interessante ricerca sui risultati fallimentare del Jobs Act
Qui la lettura un po' in positivo de La voce
Qui un'altra ricerca internazionale. Molto critica
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