E' fatta, Bernie Sanders è stato promosso non tanto a pericolo (rosso o populista poco cambia, sono lo spessore del dibattito odierno) quanto a prossima illusione collettiva. Della sinistra, innanzitutto. Può darsi, il Nevada e il South Carolina prossimi appuntamenti
potranno spegnere la (fugace) luce del primo socialista ad arrivare così in alto in America, gli ispanici e gli afroamericani - finora ritenuti la base votante di Hillary Clinton - potranno infliggergli il colpo fatale. Alla faccia delle torme di studenti, giovani e donne entusiasti che lo acclamano come nel più classico american dream, il senatore del Vermont un risultato l'ha raggiunto di già: ha portato nel dibattito americano parole e analisi che appartenevano (più che appartengono) alla (ex?) socialdemocrazia europea che non agli stilemi d'oltreoceano e nel contempo ha spinto verso la soffitta un femminismo-progressismo cresciuto nell'alveo di un potere maschil-conservatore e che con esso è sceso a patti eccessivi. Hillary Clinton sembra aver perso la sicurezza e capacità di capire una società - quella americana e, forse, in parte quella dell'intero Occidente - che non è più la stessa del pre-2008, appare come preda di un marito ancora fin troppo affascinante ed efficace nell'empatia con le masse, avvinta ai soldi dei suoi finanziatori fin troppo a loro agio a Wall. Per contro il suo avversario rilancia l'immagine e il sogno del primo Obama con parole d'ordine tanto semplici quanto efficaci per chi ha aperto gli occhi nella Grande Crisi e da questa è stato contaminato e punito. Tuttavia l'entusiamo è di breve durata
Secondo alcuni osservatori comunque Hillary Clinton non dovrebbe sottovalutare molto il Nevada. E gli ultimi sondaggi danno La Clinton e Sanders praticamente alla pari. E dire che anche dopo l'affermazione del "socialista" nel New Hampshire per il Nevada si prevedeva una larga affermazione dell'ex Segretario di Stato americano basandosi sulla composizione della base elettorale. Ma i conteggi potrebbero variare molto in base alla differenza fra i due candidati nei caucus o nelle primarie successive e in tal modo condizionare anche l'orientamento dei superdelegati, tradizionalmente legati al partito e, in questo caso, ai Clinton. Per avere un'idea di ciò che può accadere vedere qui
potranno spegnere la (fugace) luce del primo socialista ad arrivare così in alto in America, gli ispanici e gli afroamericani - finora ritenuti la base votante di Hillary Clinton - potranno infliggergli il colpo fatale. Alla faccia delle torme di studenti, giovani e donne entusiasti che lo acclamano come nel più classico american dream, il senatore del Vermont un risultato l'ha raggiunto di già: ha portato nel dibattito americano parole e analisi che appartenevano (più che appartengono) alla (ex?) socialdemocrazia europea che non agli stilemi d'oltreoceano e nel contempo ha spinto verso la soffitta un femminismo-progressismo cresciuto nell'alveo di un potere maschil-conservatore e che con esso è sceso a patti eccessivi. Hillary Clinton sembra aver perso la sicurezza e capacità di capire una società - quella americana e, forse, in parte quella dell'intero Occidente - che non è più la stessa del pre-2008, appare come preda di un marito ancora fin troppo affascinante ed efficace nell'empatia con le masse, avvinta ai soldi dei suoi finanziatori fin troppo a loro agio a Wall. Per contro il suo avversario rilancia l'immagine e il sogno del primo Obama con parole d'ordine tanto semplici quanto efficaci per chi ha aperto gli occhi nella Grande Crisi e da questa è stato contaminato e punito. Tuttavia l'entusiamo è di breve durata
Preferisco gli errori dell'entusiasmo all'indifferenza del discernimentososteneva Anatole France.
Secondo alcuni osservatori comunque Hillary Clinton non dovrebbe sottovalutare molto il Nevada. E gli ultimi sondaggi danno La Clinton e Sanders praticamente alla pari. E dire che anche dopo l'affermazione del "socialista" nel New Hampshire per il Nevada si prevedeva una larga affermazione dell'ex Segretario di Stato americano basandosi sulla composizione della base elettorale. Ma i conteggi potrebbero variare molto in base alla differenza fra i due candidati nei caucus o nelle primarie successive e in tal modo condizionare anche l'orientamento dei superdelegati, tradizionalmente legati al partito e, in questo caso, ai Clinton. Per avere un'idea di ciò che può accadere vedere qui
I repubblicani
E in campo repubblicano? Donald Trump sabato è atteso alle primarie della South Carolina e tre giorni dopo, alla primarie del Nevada. Un doppio appuntamento che costituisce l'ultima tappa per le ambizioni di Rubio, ma anche per quelle di Cruz. I sondaggi danno il 79 per cento delle possibilità di vittoria per Trump e solo l'11 per Rubio e 9 per Cruz. Se Marco Rubio non riuscisse a ribaltare i pronostici nei due appuntamenti repubblicani, la sua sorte sarebbe segnata e Ted Cruz è ancora più difficile che possa ritagliarsi qualche possibilità. Poche chance per Kasich e Carson, scarsissime anche per Jeb Bush. Il Nevada ha molti latinos e questo potrebbe avvantaggiare Rubio che inoltre è il più moderato del gruppo. Ma in questo Stato come nel South Carolina, grandi realtà difficile da coprire con il contatto diretto dei candidati, contano molto le tv. E su queste sia per la capacità di "far spettacolo" che per i soldi raccolti e quelli di proprietà, chi ha maggior possibilità di spuntarla è proprio Trump. E questo non farebbe bene Al Gop alla vigilia del super-martedì del primo marzo con molti grandi Stati fra i 16 che ospiteranno il voto: ecco le date . Con Trump e nonostante i problemi della Clinton il Gop sa che a novembre non è per nulla scontato il potercela fare. Al punto che sarebbe il momento perché il vero candidato - non dei repubblicani, quanto indipendente - possa saltar fuori: ovvero Michael Bloomberg, l'ex sindaco di New York, forse l'unico un po' conservatore e un po' liberal che potrebbe rendere difficile l'ingresso di di Hillary Clinton al 1600 di Pennsylvania Avenue, ovvero alla Casa Bianca. Sanders permettendo, ovviamente.
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