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Parigi brucia ancora - Prime riflessioni

Ore 23. Parigi brucia, come in gennaio, come per Charlie Hebdo. 60, senza dubbio ancora più vittime. Cento ostaggi nella sala concerti di Bataclan. E i terroristi che hanno colpito in quattro punti, ma forse anche in sei, gridavano Allah è grande mentre sparavano. Solo nei pressi di un bar colpito in rue de Charonne

avrebbero esploso più di cento colpi di kalashnikov. E nei pressi dello stade de France sarebbero esplose anche tre granate, solo in qualla zona le vittime sarebbero una quarantina. Impossibile sapere il numero dei feriti. Non si escludono altri attacchi e sparatorie in altri punti, in qualche caso potrebbe trattarsi di terroristi in fuga.
Il primo pensiero va al precedente di Charlie Hebdo
Ore 24. L'esercito circonda Parigi e occupa molte delle vie e delle strutture principali. Bilancio oltre i 60 morti, Dentro Bataclan esecuzioni uno a uno, primo bilancio 40 morti, molto parziale. Cento ostaggi, ma gli spettatori erano 1500. Piu tardi la conferma: circa 100 morti a Bataclan, decine di liberati dal blitz delle forze speciali. I siti islamici radicali inneggiano all'azione, come risposta ai bombardamenti in Siria contro le postazioni dell'Isis. Altro blitz forse nella zona de Les Halles.
Ore 0.2. Il primo bilancio del comune di Parigi parla di158 morti, la maggior parte al Bataclan. Ma mancano le vittime di Saint Denis, dello Stade de France nei cui pressi si sono fatti esplodere due kamikaze - che forze volevano portare a termine la missione proprio dentro l'impianto, in mezzo agli spettatori della partiti Francia-Germania - e di altri punti passati in secondo piano.
La Francia è blindata, da stanotte ha misure eccezionali concesse alla polizia, in pratica via libera a rastrellamenti negli ambienti islamici radicali, frontiere chiuse, scuole e musei bloccati, scali presidiati e quasi fermi. E l'allarme rosso scatta in tutta Europa, in Italia si trema per il giubileo.
Purtroppo manca una strategia univoca. Parigi paga a caro prezzo i suoi bombardamenti, m anche chi non è in prima linea non può stare tranquillo. L'Isis è in stallo, ma è capace di scatenare la guerra in Occidente, quella che proprio l'Occidente non sa e non vuole combattere. Ma quale guerra, quella di Putin, quella refrattaria di Obama o quella di parole delle cancellerie europee?
E quanto costerà questo 11 settembre francese ed europeo alla crescita che già stenta, quale prezzo pagheremo al fondamentalismo e al populismo antislamico? Nessuno lo sa e nessuno, fra i governanti del Vecchio Continente, sembra volerlo calcolare per poi spiegarlo ai popoli piegati dalle politiche ultraliberiste di cui le guerre recenti sono figlie e madri al tempo stesso.

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