La procedura d'infrazione d'Europa sembra sempre più vicina nonostante gli sforzi del premier che, non sarà andato come ha detto lui con il cappello in mano dagli altri leader del Vecchio Continente, ma se non l'ha fatto è perché non avrebbe raccolto neppure un obolo. Sorrisi, battute, perfino una birra notturna con i veri big (Merkel e Macron), ma alla fine il cappello è rimasto vuoto. Qualche residuo di speranza è affidato alla "comprensione" degli altri Stati del sud viste le loro difficoltà pregresse, da cui sono però usciti - con una qualche eccezione per la Grecia, ma qui la situazione era ben oltre il limite del disastro - brillantemente e in modo ben diverso da come vorrebbe fare e da quanto dice l'Italia. Conte dalla sua ha solo la carta di riserva di appoggiare questo o quel candidato alla Commissione anche se nel contempo deve cercare di limitare anche qui i danni cercando un commissario di peso per la Lega. Ma pure qui, pur con tutta la disponibilità per un Paese fondatore, è tutto a vedere che un candidato leghista allineato con Salvini possa riuscire convincente in incarichi di peso economici.
Conte è convinto di aver fatto e scritto quanto era possibile senza correre il rischio di essere smentito dai suoi vice un attimo dopo che dovesse deragliare dal binario stretto su cui è stato avviato. Il governo con il disperato Tria cerca di raschiare il barile per recuperare un po' di soldi e tenere basso il deficit (dal 2,5 della Ue, al 2,4 previsto nel Def, al 2,1 sul Pil) non con una manovra correttiva, ma con u assestamento di bilancio. Che poi non è cosa molto diversa, visto che i denari bisogna trovarli e cacciarli fuori. per ora siamo arrivati a circa 7 messi insieme dai due congelati nel bilancio di fine 2018, dai 3,7 di maggior gettito fiscale nei primi sei mesi dell'anno e dell'1,4 di quanto è avanzato da reddito di cittadinanza e quota 100. Un altro miliardo potrebbe venir fuori dalla redistribuzione degli utili di Cassa depositi e prestiti e forse un altro da Bankitalia, due manovra però molto rischiose anche perché, in questo caso, Eurostat potrebbe ricomprendere Cdp nel bilancio del settore pubblico, il che aggraverebbe ancora il debito.
Conte... contava molto sulla sua lettera. Ma è una lettera di buoni intenti, ben dosata nei termini giuridici, con qualche equilibrio giuridico frutto della formazione del premier. Ma non molto di più e senza numeri precisi e impegni circostanziati come si usa fare in tutto il mondo e come vuole l'Europa. Un altro esercizio di bizantinismi fumosi e forse anche peggio, insomma.
Come del resto ha stroncato la linea adottata dal governo Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio dei conti pubblici italiani della Cattolica di Milano. Su La Stampa, nella moderazione del tono, Cottarelli ha di fatto smontato i punti centrali della risposta italiana.
"La tesi principale di Conte è che l' insoddisfazione della società civile verso l' Europa è dovuta alle «politiche di austerità applicate nell' ultimo decennio». Sarà, però il successo del movimento pro Brexit non è certo dovuto all' austerità europea (cui il Regno Unito non era soggetto), i sovranisti tedeschi e olandesi sono semmai preoccupati che le regole non siano state applicate in modo rigoroso all' Italia".La lettera italiana (QUI)
Cottarelli contesta anche le affermazioni, più propagandistiche e superficiali che altro, sull'austerità e sul "conto" pagato dall'Italia.
"La lettera reitera che i mali dell' Italia e soprattutto l' alta disoccupazione siano in gran parte dovuti all' austerità. Qui però basta guardare ai numeri. Il tasso di disoccupazione in Italia nei vent' anni prima dell' euro era del 9,5 per cento, nei vent' anni dell' euro del 9,4 per ceno. Ora siamo al 10,2 per cento, solo di poco al di sopra della media dei decenni precedenti. Mi sembra che il tasso di disoccupazione sia sempre stato alto in Italia per motivi strutturali, legati, per esempio, all' elevato tasso di disoccupazione al Sud".Il direttore dell'OCPI attacca sull'affermazione generica che parla di abbassamento del deficit previsto, senza indicare come e con che strumenti. E così non passa neppure l'esame la previsione ottimistica di maggiori entrate che poggia sul +0,3 dei primi quattro mesi. Ma nel Def, quando si parlava di deficit al 2,4, la previsione annuale era stimata al +1,3 e la differenza non può non saltare agli occhi così come la volontà di ridurre il deficit strutturale dello 0,2 quando la commissione chiede, come in passato, lo 0,6. Così Cottarelli finisce per sottolineare che...
"...a parte un generico riferimento alla revisione della spesa e a maggiori entrate, anche non tributarie (maggiori trasferimenti da imprese pubbliche?), non si spiega come gli obiettivi possano essere compatibili con gli aumenti di spesa già legiferati e con l' intenzione del governo, pure ricordata nella lettera, di non aumentare l' Iva e di introdurre la flat tax.""Tante parole, poca sostanza" conclude l'ex Fmi non dopo aver osservato la poca furbizia adottata nello scritto laddove si accusano gli altri Paesi - di cui si avrebbe un gran bisogno in questa fase - di "politiche sleali" e, in modo singolare per non dire di peggio, si sottolinea "l'ossessione per i conti in ordine".
Al di là del cianciare pre o post elettorale, di fantasie finanziarie e allucinazioni complottiste di Soros o o di 27 Paesi su 28 (il nostro), i dati di fatto sono quelli riassunti da Cottarelli e sottolineati da ogni economista. Basta leggere le osservazioni (QUI) di Francesco Daveri su lavoce.info il quale non dimentica di sottolineare che alle difficoltà di una manovra correttiva - rifiutata però da Roma - suggerita dalla Ue, si aggiungono i mancati impegni sulla manovra 2020 il cui costo, con Iva e riforma fiscale (QUI) di Salvini & C. potrebbe assommare, ma senza contare altre voci, attorno ai 40 miliardi.
Forse anche Conte potrebbe essere d'accordo con Cottarelli e Daveri. Se non fosse in Italia e con una maggioranza come quella in carica.
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