Rieccola, a una quarantina di giorni dal voto europeo. Puntuale meglio di un treno svizzero (che poi anche in questo Paese la puntualità non è un più un must come un tempo!). Si tratta della flat tax, promessa del contratto del governo giallo-blu e della Lega di Salvini particolare.
Intanto bisogna intendersi su cosa sarebbe la flat tax all'italiana. Innanzitutto non sarebbe la tassa piatta (traduzione letterale), ovvero un'unica aliquota, cosa che avviene ed è prevista in pochi Stati al mondo. Invece, nel profluvio di promesse e riferimenti inseriti anche del Def, si tratterebbe di una riorganizzazione delle aliquote fiscali, con la riduzione delle stesse a solo 2. Nella circostanza sarebbero indicate al 15 e al 20% e verrebbero applicate al reddito familiare.
Come è intuibile i problemi maggiori arrivano dal costo e dal mancato gettito per lo Stato. Per la Lega nell'ipotesi di due aliquote e una deduzione per i redditi più bassi al fine di conferire al pacchetto una qualche progressività - e quindi rispettare i dettati costituzionali - il costo sarebbe attorno ai 12 mld. Ma qualche studio del ministero dell'Economia - il titolare Tria ha smentito le simulazioni, ma sarebbe assurdo che un'istituzione tecnica non studi nei dettagli gli impatti di proposte sul tappeto da tempo (ne parlava già Berlusconi che prevedeva però due aliquote sì ma al 23 e al 33%) - dà numeri differenti, attorno ai 59 mld con la prima aliquota applicata a redditi familiari fino a 80 mila euro e la seconda, (al 20%) oltre gli 80 mila. Da quel che si sa, lo spartiacque sarebbe collocato per ora attorno ai 60 mila euro, un contenimento non tale da ridurre in modo significativo il costo attorno ai 60 mld filtrato dal Mef.
Il costo e lo studio
Anche prendendo per buona la cifra della Lega, lanciare la revisione delle aliquote fin dal 2020 sarebbe arduo considerato uno zaino già appesantito dai 23 mld della clausola di salvaguardia sull'aumento dell'Iva. A questo, tra l'altro, va aggiunto anche il costo della "flat tax" prevista per le partite Iva già quest'anno.
Il nodo principale però è quello dei beneficiari e dell'effettiva progressività. Senza pesanti correttivi, la flat tax - o le due aliquote- finiscono per premiare chi guadagna di più e non le classi medio-basse obbiettivo - dichiarato - della proposta del governo. Lo dicono tutti gli studi internazionali.
Quindi bisogna agire con qualche correttivo. Ma anche qui non è semplice. Illuminante lo studio de lavoce.info secondo cui i risparmi per la classe media sarebbero limitati a differenza di quelli dei più ricchi che assorbirebbe più della metà dei benefici come si vede dalla tabella qui sotto (sempre de lavoce.info) con la scala dei decili di reddito.
Ecco comunque, calcola sempre lavoce.info, i risparmi per redditi familiari:
La ricerca dell'Osservatorio Cpi
Un altro aspetto da considerare è che tra le ricadute della flat o della dual tax vi sarebbe il tracollo delle entrate fiscali e un aumento vertiginoso delle diseguaglianze fiscali nel Paese dove, nonostante l'impostazione fortemente progressiva dell'attuale Irpef, le differenti condizioni economico-sociali del Paese giocherebbero in modo da esacerbare questo divario, in principal modo quello fra Nord e Sud ma anche quello fra chi versa tutto - i dipendenti e i pensionati - e chi ha più possibilità di manovrare il proprio reddito.
Interessante al proposito l'analisi di Alessandro Volpi su Altraeconomia
Infine non va mai dimenticato che la flat tax, o qualcosa di simile, come detto è applicata soprattutto in Paesi dalle economie post dittature e assistite come quelle di Stati dell’ex blocco sovietico e dalle regioni balcaniche Estonia, Lituania, Lettonia, Russia, Ucraina, Slovacchia, Georgia , Romania, Nessuna grande economia usa la flat tax, un aspetto su cui è importante interrogarsi
Intanto bisogna intendersi su cosa sarebbe la flat tax all'italiana. Innanzitutto non sarebbe la tassa piatta (traduzione letterale), ovvero un'unica aliquota, cosa che avviene ed è prevista in pochi Stati al mondo. Invece, nel profluvio di promesse e riferimenti inseriti anche del Def, si tratterebbe di una riorganizzazione delle aliquote fiscali, con la riduzione delle stesse a solo 2. Nella circostanza sarebbero indicate al 15 e al 20% e verrebbero applicate al reddito familiare.
Come è intuibile i problemi maggiori arrivano dal costo e dal mancato gettito per lo Stato. Per la Lega nell'ipotesi di due aliquote e una deduzione per i redditi più bassi al fine di conferire al pacchetto una qualche progressività - e quindi rispettare i dettati costituzionali - il costo sarebbe attorno ai 12 mld. Ma qualche studio del ministero dell'Economia - il titolare Tria ha smentito le simulazioni, ma sarebbe assurdo che un'istituzione tecnica non studi nei dettagli gli impatti di proposte sul tappeto da tempo (ne parlava già Berlusconi che prevedeva però due aliquote sì ma al 23 e al 33%) - dà numeri differenti, attorno ai 59 mld con la prima aliquota applicata a redditi familiari fino a 80 mila euro e la seconda, (al 20%) oltre gli 80 mila. Da quel che si sa, lo spartiacque sarebbe collocato per ora attorno ai 60 mila euro, un contenimento non tale da ridurre in modo significativo il costo attorno ai 60 mld filtrato dal Mef.
Il costo e lo studio
Anche prendendo per buona la cifra della Lega, lanciare la revisione delle aliquote fin dal 2020 sarebbe arduo considerato uno zaino già appesantito dai 23 mld della clausola di salvaguardia sull'aumento dell'Iva. A questo, tra l'altro, va aggiunto anche il costo della "flat tax" prevista per le partite Iva già quest'anno.
"La misura attuale, secondo la relazione tecnica alle Legge di Bilancio, costerà il primo anno solo 330 milioni, con un impatto sui soli versamenti Iva ma, dopo un rimbalzo di 1,9 miliardi di costo nel 2020, si attesterà su un impegno per lo Stato pari a 1,4 miliardi. La Flat Tax al 20% tra i 65 e i 100 mila euro per imprenditori e negozianti impegnerà 109 milioni nel 2020, 1,1 miliardi nel 2021 e 856 milioni nel 2022." (Il Sole 24 Ore)Quello della copertura quindi è il primo, non indifferente, problema. Anche nel caso di 12 mld di costo non sarà facile per un Paese dal debito record - e in crescita - , in recessione, con un tasso di crescita ora ammesso anche dal governo che non va oltre lo 0,2% (ma l'Ocse è arrivata anche a -0,2) e il rapporto deficit/pil al 2,4% (, quindi tornando a quanto si voleva proporre alla Commissione Ue nel dicembre scorso e poi ridotto all'artificioso 2,04%), non sarà facile trovare le risorse per il governo. Tenendo presente quanto detto sopra sugli ulteriori 23 mld. E se invece avesse ragione il Mef e si parlasse di quasi 60 mld?
Il nodo principale però è quello dei beneficiari e dell'effettiva progressività. Senza pesanti correttivi, la flat tax - o le due aliquote- finiscono per premiare chi guadagna di più e non le classi medio-basse obbiettivo - dichiarato - della proposta del governo. Lo dicono tutti gli studi internazionali.
Quindi bisogna agire con qualche correttivo. Ma anche qui non è semplice. Illuminante lo studio de lavoce.info secondo cui i risparmi per la classe media sarebbero limitati a differenza di quelli dei più ricchi che assorbirebbe più della metà dei benefici come si vede dalla tabella qui sotto (sempre de lavoce.info) con la scala dei decili di reddito.
Ecco comunque, calcola sempre lavoce.info, i risparmi per redditi familiari:
Terzo argomento: i costi, dicono i propugnatori della misura, sarebbero compensati dal rientro delle cifre risparmiate nel circuito dei consumi e quindi di spinta decisiva alla crescita del Paese. Affermazione tutta da dimostrare in un Paese complesso come l'Italia caratterizzato, tra l'altro, da profonde differenze territoriali e in ritardo perenne su alcune riforme cardine, senza contare il punto di partenza, ovvero dall'essere l'unico Stato in recessione in Europa e fra i Paesi industrializzati, e il permanere del solito debito pubblico.
Vi è poi un altro aspetto, sempre legato al Paese: l'alto livello dell'evasione fiscale, come ricordato in un precedente pezzo su questo blog che potrebbe non solo compromettere il gettito, se non aggravare addirittura il costo senza alcuna emersione.
Tuttavia il tema del taglio delle tasse è molto più complesso di come appare in un genericissimo documento programmatico di governo, senza studi o calcoli espliciti. Al riguardo, negli ultimi anni, uno studio serio sulla flat tax è quello elaborato dall'istituto Bruno Leoni, che però ha due "difetti", oltre a prevedere un mancato gettito di ben 72 mld: a parte l'aliquota flat, al 25% e non al 15 o al 20%, lo studio a cura di Nicola Rossi prevede una riorganizzazione dell'intero sistema fiscale, con riduzioni di deduzioni o detrazioni, ma anche provvedimenti (come l'aumento dell'Iva, una nuova imposta sui servizi locali e il taglio di prestazioni assistenziali-sanitarie) che si scontrano con le agevolazioni lobbistiche o con costumi fiscali consolidati e che, se attuati, comporterebbero un pesante scotto con molte categorie elettoralmente rilevanti. Non va dimenticato, in ogni caso, che anche le proposte sul tappeto oggi, quella leghista in particolare, prevedono a fronte della flat tax o dual tax un azzeramento di deduzioni e detrazioni (da quelle sui mutui prima casa, alle detrazioni per i figli, ai bonus vari, 80 euro e ristrutturazioni compresi). I limiti o i difetti dello studio sono sottolineati e analizzati nella ricerca de lavoce.info secondo cui mancano molti riferimenti e calcoli delle ricadute, pur riconoscendo che...
"non si limita a rivedere radicalmente l’Irpef o l’intera imposizione diretta, ma interviene in modo significativo anche su altri tributi erariali (Iva, cedolari), sulle principali fonti di entrata di regioni ed enti locali (Irap, Imu, Tasi, addizionali Irpef), nonché su alcuni pilastri fondanti del welfare (in particolare la sanità, ma in prospettiva anche l’istruzione universitaria e il finanziamento della previdenza pubblica)".In ogni caso, se il tema è importante e centrato, dall'altro il ritorno in campo della proposta viene penalizzato dall'intenzionale uso propagandistico pro voto europeo senza un reale e approfondito, nonché esteso a tutto il Paese, dibattito. A tale scopo l'Osservatorio Cpi della Cattolica, diretto da Carlo Cottarelli, ha messo nero su bianco aspetti positivi e negativi, attese e dubbi.
La ricerca dell'Osservatorio Cpi
Un altro aspetto da considerare è che tra le ricadute della flat o della dual tax vi sarebbe il tracollo delle entrate fiscali e un aumento vertiginoso delle diseguaglianze fiscali nel Paese dove, nonostante l'impostazione fortemente progressiva dell'attuale Irpef, le differenti condizioni economico-sociali del Paese giocherebbero in modo da esacerbare questo divario, in principal modo quello fra Nord e Sud ma anche quello fra chi versa tutto - i dipendenti e i pensionati - e chi ha più possibilità di manovrare il proprio reddito.
Interessante al proposito l'analisi di Alessandro Volpi su Altraeconomia
Infine non va mai dimenticato che la flat tax, o qualcosa di simile, come detto è applicata soprattutto in Paesi dalle economie post dittature e assistite come quelle di Stati dell’ex blocco sovietico e dalle regioni balcaniche Estonia, Lituania, Lettonia, Russia, Ucraina, Slovacchia, Georgia , Romania, Nessuna grande economia usa la flat tax, un aspetto su cui è importante interrogarsi
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