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Trumpeconomics e il gioco di specchi


Donald Trump in mezzo alle disgrazie del Russiagate - quelle che sta vivendo ma soprattutto quelle che arriveranno - festeggia. Festeggia il 4,1% di crescita del Pil nel secondo trimestre dell'anno la quarta maggiore crescita da quattro anni a questa parte e la terza dalla fine fine della recessione.
Ma i dati buoni finiscono qui, nonostante gli annunci trionfalistici del presidente. Perché? Per la solita tendenza al pessimismo di marca dem? No, solo questione di numeri e di analisi di analisti non certo vicini alle sinistre, ma piuttosto con i cuori che battono dalle parti di Wall Street.
Intanto, anche sulle basi di dichiarazioni dello stesso Trump che annunciava sviluppi di una potenza "terrificante", l'attesa era per una crescita del 5% e oltre. Inoltre, e questo è il dato più interessante, la quasi totalità degli analisti e degli economisti ritiene che si sia raggiunto il picco della crescita, indotta - forse - dagli stimoli fiscali della riforma trumpiana. E la dice lunga che la correzione dell'andamento della crescita sia stata ritoccata dallo stesso governo dal 2 al 2,2%, un incremento quindi molto,  molto prudente.
"L'economia sta andando piuttosto bene- , ha detto Michael Feroli, capo economista statunitense presso JPMorgan Chase & Co secondo quanto riporta Bloomberg. - Sarà difficile ripetere questa performance su basi sostenute".
Il punto è proprio questo: l'economia americana non è ripartita ora, maggiori consumi, più posti di lavoro e la crescita insomma sono un'eredità almeno degli ultimi due-tre anni della presidenza Obama. Gli analisti quindi si aspettano che  ora comincerà la flessione, in concomitanza con l'indebolirsi dell'incidenza dei tagli fiscali.Gli acquisti dei consumatori sono saliti del 4,3%, in aumento, mentre gli investimenti fissi non residenziali sono saliti del 7,3%, un buon dato anche se inferiore all'8% dello scorso anno (e nel primo trimestre furono all'11,5%) , ma lontano dai dati del 2012 e successivi. Ecco il grafico:


In più, come hanno fatto notare molte fonti, all'estero nel timore delle guerre commerciali, molte aziende hanno fatto incetta di beni americani prima dei rincari facendo sì che l'economia Usa in questo periodo avesse un'impennata non spontanea però. 
"Proprio le offensive commerciali della Casa Bianca hanno offerto una spinta una tantum all’economia, incentivando acquisti dall'estero prima dell'entrata in vigore - in particolare di semi di soia verso la Cina (il loro export è balzato del 50% in maggio) - che hanno sostenuto le esportazioni". (Sole 24 ore)
Senza questa spinta viene calcolato che la crescita globale sarebbe stata del 3%, quindi attorno all'andamento normale in questa fase, ma non eccezionale e in grado di spostare l'indice verso i risultati attesi dall'amministrazione Trump. La previsione quindi è che nel terzo trimestre la crescita non vada oltre il 2,8% per portare, Fed dixit,  il dato globale sul medio-lungo periodo attorno all'1,8%, cifra molto europea, quindi assolutamente insostenibile per gli Usa, tanto più quelli targati repubblicano.

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