Il 12 agosto è una data lontana, dimenticata dai più. Ma è stata una data che ha un significato, profondo e sinistro, per il medio oriente e per il mondo intero.
E per la sinistra mondiale. Quarant'anni dopo nessuno o quasi ricorda uno dei peggiori massacri del Libano, una strage che anche se oggi può sembrare superata dagli orrori quotidiani della riscossa islamica: il 12 agosto del 1976 si consumò il massacro del campo palestinese di Tall el Zaatar nella zona nordorientale di Beirut. Morirono non meno di 3.500 palestinesi nelle settimane e nei giorni che precedettero la caduta del campo, appunto il 12 agosto. La maggior parte di essi erano civili,
Da questi due episodi ora confinati nei libri di storia e rimossi dalla coscienza collettiva e che portarono all'espulsione dei palestinesi dal Libano, si può trarre una conclusione: molto di ciò che accade oggi è figlio di quelle battaglie che segnarono l'abbandono del LIbano da parte dei palestinesi e la sconfitta delle ali laiche e rivoluzionarie, sacrificati alla ragion di Stato siriana e israeliana. Circostanza che contribuì a spalancare le porte, tra l'altro, all'istanza fondamentalista islamica e al prevalere del fattore confessionale/religioso.
E per la sinistra mondiale. Quarant'anni dopo nessuno o quasi ricorda uno dei peggiori massacri del Libano, una strage che anche se oggi può sembrare superata dagli orrori quotidiani della riscossa islamica: il 12 agosto del 1976 si consumò il massacro del campo palestinese di Tall el Zaatar nella zona nordorientale di Beirut. Morirono non meno di 3.500 palestinesi nelle settimane e nei giorni che precedettero la caduta del campo, appunto il 12 agosto. La maggior parte di essi erano civili,
La fuga dei civili palestinesi da Tall el Zaatar |
ma moltissimi furono i combattenti dell'Olp e delle forze della sinistra libanese. A compiere il massacro i militanti della destra maronita del generale Aoun e le Falangi di Gemayel padre. Ma pesanti furono le responsabilità dei siriani (e secondo alcuni studiosi anche di Yasser Arafat che non avrebbe salvato la sua gente e addirittura fatto sparare su di loro con l'artiglieria) che puntavano ad estendere la loro influenza sul Libano con l'intenzione di farlo diventare quasi uno stato vassallo o stabilire una sorta di protettorato.
Con Tall el Zaatar - i cui eventi ebbero una grande risonanza in campo mondiale e in particolare nella sinistra - cominciò la lenta espulsione dei palestinesi da Beirut e dal Libano, completata poi, sei anni più tardi e innumerevoli vittime dopo, con l'altra strage, quella di Sabra e Chatila. Anche in questo caso campi profughi, migliaia i morti, ancora per mano delle Falangi di Bashir Gemayel (figlio di Pierre) e dei maroniti di Elie Hobeika con la presenza silente delle forze israeliane.
Le forze falangiste |
Arafat con 15 mila combattenti dell'Olp aveva abbandonato i campi assediati dietro la garanzia di una protezione occidentale (Usa, Francia e Italia) che però venne a mancare, per un anticipo del ritiro. Con la scusa della presunta presenza di 2000 guerriglieri delll'Olp, dopo giorni di assedio i falangisti cristiani penetrarono nei campi fra il 16 e il 18 settembre 1982. I morti sarebbero stati fra i 7-800 ma dati precisi non ce ne sono.
Da questi due episodi ora confinati nei libri di storia e rimossi dalla coscienza collettiva e che portarono all'espulsione dei palestinesi dal Libano, si può trarre una conclusione: molto di ciò che accade oggi è figlio di quelle battaglie che segnarono l'abbandono del LIbano da parte dei palestinesi e la sconfitta delle ali laiche e rivoluzionarie, sacrificati alla ragion di Stato siriana e israeliana. Circostanza che contribuì a spalancare le porte, tra l'altro, all'istanza fondamentalista islamica e al prevalere del fattore confessionale/religioso.
Commenti
Posta un commento