Il gioco non è tale, ma la tentazione è forte: nel Gop, nel partito repubblicano si consolida la corrente di chi sta pensando che per salvare il salvabile sia necessario estromettere Donald Trump dalla corsa alla Casa Bianca.
Per ora è un sussurro che nasce dai molteplici e potenti think tank delle destra conservatrice americana, ma se il trend discendente del tycoon dovesse consolidarsi e diventare inarrestabile, il pressing come un fiume carsico potrebbe spuntare fuori. A quel punto tuttavia non si punterebbe al 1500 di Pennsylvania Avenue, bensì a salvare i seggi, e quindi la maggioranza, al Congresso.
Un segnale eloquente dell'aria che tira tra i Repubblicani è la candidatura come indipendente, annunciata qualche giorno fa, da Evan McMullin,
ex agente Cia e autorevole esponente del partito alla Camera che però è praticamente uno sconosciuto al di fuori dei circoli di Washington. Il movimento dei Mai Trump, interno al Gop, non si è dato vinto dopo aver fallito l'obbiettivo di non far ottenere la maggioranza dei delegati alla convention di Cleveland e quello di cambiare le regole per la designazione del candidato presidente. Ora la corrente-movimento cerca di mobilitare i capi storici del partito per convocare una riunione d'emergenza che escluda il miliardario. Evenienza peraltro non prevista, se non in caso di morte o coma del candidato. Detto per inciso, sarebbe comunque un disastro perché Trump andrebbe avanti lo stesso da indipendente e a quel punto la vittoria di Hillary Clinton non avrebbe più limite. Senza contare che l'ex first lady a quel punto si prenderebbe a mani basse anche il Congresso e forse il Senato.
E lui? Lui va avanti, in modo scomposto e politicamente scorretto come ha fatto finora (Ecco qui la ricostruzione da parte del sito Politico dei 100 "folli" giorni di Trump). Un metodo che, non va dimenticato, provocherà un versamento di bile in tutto l'establishment e nell'intellighenzia, è più in sintonia di quel che si pensi con la pancia della gente e soprattutto della classe media e più povera. Ha evocato, quasi una minaccia, il secondo emendamento (il diritto alle armi) parlando della sua avversaria, ha subìto le ripetute debacle del suo staff, gli annunci di endorsement di repubblicani a favore della Clinton e perfino la pesante sconfessione di 50 ex funzionari della sicurezza nazionale che hanno lavorato per i presidente repubblicani per i quali Trump sarebbe il più spericolato e pericoloso comandante in capo.
Per ora l'unica reazione di rilievo del miliardario è stata quella di annunciare un piano ultraliberale di riduzione delle tasse, "il più grande taglio dai tempi di Reagan" si è vantato: Un modo facile per acchiappare voti, senza preoccuparsi del verdetto degli esperti: una scelta del genere farebbe esplodere il bilancio federale nei prossimi dieci anni.
Poteva essere, al netto delle riserve degli esperti, una buona chance per cercare di mettere in difficoltà Hillary Clinton. Ma Trump è Trump, non ce l'ha fatta a trattenersi e ha accusato Obama di avere, letteralmente, di aver fondato addirittura... l'Isis: insomma, è senza speranza. Per fortuna.
Così i sondaggi di RealClearPolitics sono sempre più spietati con Trump:
Per ora è un sussurro che nasce dai molteplici e potenti think tank delle destra conservatrice americana, ma se il trend discendente del tycoon dovesse consolidarsi e diventare inarrestabile, il pressing come un fiume carsico potrebbe spuntare fuori. A quel punto tuttavia non si punterebbe al 1500 di Pennsylvania Avenue, bensì a salvare i seggi, e quindi la maggioranza, al Congresso.
ex agente Cia e autorevole esponente del partito alla Camera che però è praticamente uno sconosciuto al di fuori dei circoli di Washington. Il movimento dei Mai Trump, interno al Gop, non si è dato vinto dopo aver fallito l'obbiettivo di non far ottenere la maggioranza dei delegati alla convention di Cleveland e quello di cambiare le regole per la designazione del candidato presidente. Ora la corrente-movimento cerca di mobilitare i capi storici del partito per convocare una riunione d'emergenza che escluda il miliardario. Evenienza peraltro non prevista, se non in caso di morte o coma del candidato. Detto per inciso, sarebbe comunque un disastro perché Trump andrebbe avanti lo stesso da indipendente e a quel punto la vittoria di Hillary Clinton non avrebbe più limite. Senza contare che l'ex first lady a quel punto si prenderebbe a mani basse anche il Congresso e forse il Senato.
E lui? Lui va avanti, in modo scomposto e politicamente scorretto come ha fatto finora (Ecco qui la ricostruzione da parte del sito Politico dei 100 "folli" giorni di Trump). Un metodo che, non va dimenticato, provocherà un versamento di bile in tutto l'establishment e nell'intellighenzia, è più in sintonia di quel che si pensi con la pancia della gente e soprattutto della classe media e più povera. Ha evocato, quasi una minaccia, il secondo emendamento (il diritto alle armi) parlando della sua avversaria, ha subìto le ripetute debacle del suo staff, gli annunci di endorsement di repubblicani a favore della Clinton e perfino la pesante sconfessione di 50 ex funzionari della sicurezza nazionale che hanno lavorato per i presidente repubblicani per i quali Trump sarebbe il più spericolato e pericoloso comandante in capo.
“But Donald Trump is not the answer to America’s daunting challenges and to this crucial election. We are convinced that in the Oval Office, he would be the most reckless President in American history.”Tra le firme quelle di Michael Chertoff e Tom Ridge, ex segretari di sicurezza del territorio; di Michael Hayden, ex direttore della CIA e la National Security Agency; di John Negroponte, ex direttore dell'intelligence nazionale e vice segretario di Stato; di Robert Zoellick, che era anche un vice segretario di Stato e il presidente della Banca Mondiale e del rappresentante commerciale degli Stati Uniti sotto George W. Bush; di Carla Hills, il commercio rappresentante degli Stati Uniti sotto George HW Bush; e di William H. Taft IV, un ex vice segretario della difesa e ambasciatore alla NATO sotto Bush padre. In casa repubblicana si lavora anche a una decisa presa di posizione di pezzi da 90 come Henry Kissinger, Condoleezza Rice e Colin Powell.
Per ora l'unica reazione di rilievo del miliardario è stata quella di annunciare un piano ultraliberale di riduzione delle tasse, "il più grande taglio dai tempi di Reagan" si è vantato: Un modo facile per acchiappare voti, senza preoccuparsi del verdetto degli esperti: una scelta del genere farebbe esplodere il bilancio federale nei prossimi dieci anni.
Poteva essere, al netto delle riserve degli esperti, una buona chance per cercare di mettere in difficoltà Hillary Clinton. Ma Trump è Trump, non ce l'ha fatta a trattenersi e ha accusato Obama di avere, letteralmente, di aver fondato addirittura... l'Isis: insomma, è senza speranza. Per fortuna.
Così i sondaggi di RealClearPolitics sono sempre più spietati con Trump:
E pure i trend sulle percentuali di vittoria stilati da Nate Silver per FiveThirtyEight
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