nche perché, dopo un'iniziale sottovalutazione, l'Oms ha sottolineato che i rischi di diffusione si sono alzati in maniera consistente e ha lanciato l'alert di "rischio globale alto".
I decessi, per ora al 29 gennaio, sono a 132 e 6 mila contagiati, ma il bollettino s'impenna giorno dopo giorno. Al centro del contagio c'è ancora la città di Wuhan, ma ormai in gran parte della nazione si procede a blocchi, sigillatura di centri urbani e attività. Non solo: sono di fatto bloccati la gran parte delle partenze e degli arrivi turistici e la stretta ora minaccia i viaggi d'affari, se non altro perché le autorità dei paesi di destinazione attivano controlli sempre più severi e non escludono quarantene. Inoltre stanno avviando il rientro dei connazionali presenti nell'area di Wuhan, ma non si esclude che un po' alla volta il cerchio di allarghi soprattutto dopo che ieri si è registrato il primo decesso a Pechino.
Nel contempo attività commerciali e industriali hanno tirato il freno. Ne risente in particolare la rete globale delle forniture di materie prime e manufatti. I grossi marchi stanno già limitando il lavoro nelle aziende, mentre è in profonda crisi il settore delle vendite in un momento che per la Cina è cruciale: il capodanno.
La paura è però per il contagio sulla crescita mondiale. Per questo ieri Stanley & Morgan ha fatto due conti sostenendo che se il picco del conteggio si dovesse concentrare tra febbraio e marzo, la riduzione della crescita nel primo trimestre oscillerebbe tra l'0,15 e lo 0,3%. Il calcolo si alza se il virus dovesse colpire più a lungo: con 3-4 mesi, la crescita globale sarebbe penalizzata tra lo 0,2 e 0,4 % nel secondo trimestre.
Ma il conto più salato, ovviamente, graverebbe sulla Cina sebbene per ora le banche mondiali e i principali istituti economici, basandosi sul precedente della Sars, osservano che quando dovesse arrivare il vaccino, la ripresa sarebbe altrettanto veloce e permetterebbe di ridurre. su scala annuale, l'impatto della polmonite letale.
Sempre ipotizzando che il virus raggiunga il picco tra febbraio e marzo, la crescita cinese del primo trimestre potrebbe scendere tra 0,5 e 1 punto. Se invece il picco dovesse arrivare fra tre o quattro mesi, la crescita cinese nel primo semestre potrebbe ridursi tra 0,6 e 1,1 punti, per quanto possano essere forti le contromisure che metterà in campo il governo di Pechino. (La Stampa)Il quadro è già oggi molto deteriorato e peggiora di ora in ora. E la psicosi su scala mondiale gioca un ruolo rilevante. "L'isteria associati ad un focolaio come questo probabilmente potrebbe causare più danni che il virus stesso," ha detto Yanzhong Huang, senior fellow per la salute globale presso il Council on Foreign Relations (Axios). E come ricordano gli economisti di Gavekal Dragonomics il problema "non è la malattia, è il trattamento", quindi il complesso degli interventi che la Cina, ma anche il mondo, stanno mettendo in campo per limitare le aree di contagio.
Ricorda l'Economist che
"... la Banca mondiale ha stimato che fino al 90% dei danni economici causati dalle epidemie deriva dalla paura delle persone di avvicinarsi agli altri, che porta alla chiusura di uffici e negozi".Le ricadute sui mercati
Per avere un'idea dell'impatto basta osservare costa sta accadendo non solo a Wuhan ma nell'intera provincia di Hubei che, da sola, produce il 4,5% del Pil cinese. A parte i mezzi per la spesa e forniture mediche, quasi nulla può entrare nelle città e nei villaggi della provincia che conta 59 milioni di persone. E sono pochissimi coloro che sono autorizzati a partire. In pratica l'attività economica di qualsiasi tipo si è fermata.
Come detto, a peggiorare ulteriormente l'impatto economico contribuisce il fatto che l'epidemia si è sviluppata in prossimità e durante il Capodanno. Sempre per l'Economist, lo scorso anno le vendite al dettaglio hanno superato 1 trilione di yuan pari a 144 mld di dollari durante la settimana di Capodanno, circa il 30 per cento in più rispetto a una settimana media.
I mercati finanziari e il coronavirus
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