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Il dopo Trump è già cominciato

 


Trump oltre Trump. Tralasciando le farneticazioni del presidente sul sogno di 12 anni alla Casa Bianca, la convention del Gop a Charlotte sta dando una precisa indicazione singolare: il presidente in carica è piuttosto indietro nei sondaggi - anche se bisogna sempre avere presente

il flop collettivo del 2016 (QUI) - ma ciò nonostante nel partito, fra i maggioranti e i suoi esponenti di maggior spicco non si assiste a una tradizionale presa di distanza. Soprattutto da parte di chi coltiva qualche sogno di poter correre nel 2024.

Disciplina? Attaccamento e fedeltà? Ipocrisia?

Niente di tutto questo. Perché dietro l'allineamento a un Trump magari non condiviso, perfino odiato e contrastato, addirittura abbandonato, c'è un preciso calcolo da parte di una pattuglia di aspiranti alla corsa fra quattro anni. La circostanza è sottolineata con precisione da  Stephen Collinson della CNN secondo il quale è necessario rifarsi alla storia americana, tornando agli anni Sessanta  e alla presidenza di Richiard Nixon (QUI).

Non è facile, neppure alla convention RNC, schierarsi con un presidente così inadeguato, estremista, "agente del caos" secondo oltre la metà del Paese e per di più lontano anni luce dal tradizionale allineamento moderato, filoatlantico del GOP in questi quattro anni però scalato dal di dentro dal successo mediatico e spregiudicato al limite - e oltre - della Costituzione del trumpismo. 

Eppure, tanto per fare l'esempio più eclatante, anche l'ex ambasciatore all'Onu ed ex governatore della Carolina del Sud Nikki Haley, origine indiana, andatasene per contrasti proprio con il presidente nel 2018 e data come pretendente già da quest'anno (QUI). Non facile però mettersi contro Trump, meglio rimandare al 2024. Ma intanto la stessa Haley è salita sulla tribuna per dire che l'America non è razzista e lei ne è la prova (QUI).

Perché dunque? Per un semplice motivo: nessuno, neppure la Haley o il nero Tim Scott (governatore della Carolina del Sud)ma anche i più tradizionali esponenti del GOP di un tempo, può permettersi di rinunciare all'elettorato Fox-dipendente, Trump show-dipendente, ai nazionalisti bianchi, al popolo che imbraccia le armi di fronte alla proteste Black Live Matters (QUI). Proprio come fece Nixon  nel '64 che si schierò, ufficialmente in nome dell'unità del partito, con Barry Goldwater, molto più di destra, pensando non tanto al voto che avrebbe visto il candidato repubblicano soccombere, ma piuttosto alle elezioni di quattro anni dopo (QUI). Ecco perché alla convention è stata una sfida a chi si è mostrato più fedele e amico di un Trump che nell'ultimo sondaggio CNN è dato nove punti indietro (QUI).


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