Pronto a tutto, disposto a tutto. Perché sa che l'anima dell'America profonda ha sempre paura: paura di perdere i propri beni, i propri risparmi, le proprie certezze - quelle dell'American Dream ma anche dell'America First - di fronte a un mondo che non conosce e non vuole conoscere. Un mondo che non è l'America e magari non l'ama.
Ecco Donald Trump è questo e lo si era capito in modo chiaro dalla convention repubblicana e dalle sue parole lanciate dal palco della Casa Bianca. Una campagna, la sua, orchestrata sulla paura, più che sulla rivendicazione dell'America First. Un discorso, quello del presidente e dei suoi sostenitori e perfino dei suoi parenti, tutto incentrato sulla negazione del razzismo e, nel contempo, deciso a sfruttare a proprio vantaggio le ribellioni, spesso sfociate nella violenza, seguite alle uccisioni per mano della polizia di afroamericani, e animate dal movimento Black Lives Matter. Proteste che, per inciso, sono scoppiate quasi sempre in città amministrate da sindaci Dem e per questo sfruttate ancora di più dalla propaganda social dell'inquilino della Casa Bianca che accusa i primic ittadini di incapacità.
Una rivendicazione di "law and order" con cui vuole battere l'incolore Biden poggiando appunto su quell'America che lo ha spinto fino alla Casa Bianca nel 2016. Trump non riesce a battere con forza sui tasti dell'economia - i risultati hanno premiato soprattutto i più ricchi, per nulla o molto poco aiutato la rinascita del ceto medio, e, al netto della crisi Covid, non è riuscito a mantenere le promesse del grande balzo sul 3-4 per cento di crescita annua annunciate a più riprese - tantomeno sulle affermazioni internazionali - la guerra commerciale con la Cina è stata tutt'altro che vincente e porta più verso il compromesso, la leadership internazionale è stata gravemente compromessa da errori, errate valutazioni, dal ritiro dalle politiche multilateraliste a favore di un nazionalismo gretto e inconsistente - e soprattutto ha visto la sua immagine politica segnata a fondo dal fallimento sanitario-sociale di fronte alla pandemia.
Ecco quindi che gli incidenti che si susseguono (l'ultimo la sparatoria di Portland) e gli omicidi della polizia possono portare acqua al trumpismo in grave difficoltà. Così Joe Biden e i Dem, che assistono con terrore a una lenta erosione del vantaggio che hanno su Trump , cercano di passare al contrattacco per strappare via l'argomento dalle mani del tycoon molto ben esperto a gestire la comunicazione in stile media show.
Biden ribalta sul presidente le responsabilità (QUI): le violenze, del resto, sottolinea che avvengono sotto la presidenza Trump e in seguito al suo aizzare lo scontro, a solleticare e accarezzare i gruppi estrema destra (QUI).
Così Biden spiega come il presidente vuole un'America divisa, con una parte che odia l'altra.
"We must not become a country at war with ourselves. A country that accepts the killing of fellow Americans who do not agree with you. A country that vows vengeance toward one another. But that is the America that President Trump wants us to be, the America he believes we are."
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